Al crocevia
Eberhard Heller trad. Alberto Fontan
Se si poteva ancora avere la sensazione (notiamolo bene : la sensazione!) che ci fosse qualcosa come una resistenza contro le pretese riforme vaticane (è da un bel po’ che non si parla più di ricostruzione della Chiesa, della sua restaurazione come instituzione di salvezza), ebbene, tale sensazione si è rapidamente volatilizzata come nebbia al sole dall’entrata in carica di Ratzinger/Benedetto XVI. Quasi tutti quelli che prima si erano mostrati critici di fronte a Giovanni Paolo II e ne avevano evidenziato i comportamenti insopportabili, non soltanto si sono riuniti per riconoscere Ratzinger come occupante legittimo della Cattedra di Pietro, ma inoltre lo considerano come un papa conservatore nonostante queste medesime persone o gruppi avessero in precedenza emesso riguardo alla sua teologia dei rimproveri simili ai nostri. Si è dunque trovato una sorta di accordo. Se si potevano constatare sotto Giovanni Paolo II dei continui erramenti ai margini dell’ortodossia, ciò proveniva dal fatto che costui produceva abbastanza scandali e di che dar fuoco alle polveri (p.es. il bacio al Corano, che indica per un mussulmano la sottomissione all’Islam) ; tutto ciò non scatenava solo la furia dei cristiani conservatori ma anche l’incomprensione dei giornalisti vaticanisti parvenus, quale il Messori. Sotto l’egida di Ratzinger, quei tempi degli scandali perpetui fanno ormai parte del passato…ed hanno anche fatto sparire con loro la « sensazione » di opposizione.
Dopo, dunque, che la gente di Écône gli si è inchinata, pur manifestando la pretesa di ricondurre all’ortodossia il loro papa Benedetto XVI, un accordo con quest’ultimo avrebbe dovuto essere pronto per la firma prima di Pasqua. Questo prevederebbe, sembra, di autorizzare di nuovo la messa antica, ciò che non dovrebbe presentare alcuna difficoltà per Ratzinger, che aveva d’altra parte definito orrori le riforme liturgiche durante il Vaticano II. (Come contropartita, la gente di Écône dovrebbe smettere di mugugnare contro le decisioni del Vaticano II).
Vista la sottomissione generale d’oggi, è diventato praticamente impossibile far ancora comprendere a qualcuno che noi manteniamo l’affermazione che Ratzinger non è un papa legittimo. Anche se ci ascoltano ancora con qualche interesse quando giustifichiamo la nostra affermazione con la posizione teologica di Ratzinger, l’accusa di arianesimo non fa più impressione a nessuno. Ci si dice allora che si tratta di una pura speculazione teologica che non tocca per nulla la legittimità di questo papa educato, coltivato, condiscendente, comprensivo e generoso. E come potrebbe ?! Adesso ha appena pubblicato la sua prima enciclica, Deus caritas est, nella quale presenta delle così belle frasi sull’amore: « ‘‘Dio è amore, e chiunque dimora nell’amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui ’’ (1. Gv. 4, 16). In queste parole della prima epistola di S. Giovanni si trova espresso con una chiarezza notevole il centro della fede cristiana, l’immagine cristiana di Dio e quindi l’immagine dell’uomo e della sua via ». O quando definisce, a partire dall’amor di Dio, l’essenza stessa della Chiesa:
“25. Giunti a questo punto, raccogliamo dalle nostre riflessioni due dati essenziali:
a) L'intima natura della Chiesa si esprime in un triplice compito: annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia). Sono compiti che si presuppongono a vicenda e non possono essere separati l'uno dall'altro. La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza.
b) La Chiesa è la famiglia di Dio nel mondo. In questa famiglia non deve esserci nessuno che soffra per mancanza del necessario. Al contempo però la caritas-agape travalica le frontiere della Chiesa; la parabola del buon Samaritano rimane come criterio di misura, impone l'universalità dell'amore che si volge verso il bisognoso incontrato « per caso » (cfr Lc 10, 31), chiunque egli sia. Ferma restando questa universalità del comandamento dell'amore, vi è però anche un'esigenza specificamente ecclesiale — quella appunto che nella Chiesa stessa, in quanto famiglia, nessun membro soffra perché nel bisogno. In questo senso vale la parola della Lettera ai Galati: « Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede » (6, 10).” (www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20051225_deus-caritas-est_it.html)
Chi va a parlare di eresia nel leggere simili righe ? Non è forse vero che Ratzinger reclama qui qualcosa a buon diritto, cioè l’amore del prossimo tra i cristiani ed anche verso i non cristiani ? Nei circoli tradizionalisti, dov’è che si pratica questo amore? Penso semplicemente alle calunnie senza numero alle quali si è costantemente esposti nella cerchia dei propri « amici ».
E quando si mette l’accento sul fatto che l’idea di Ratzinger di una « polifonia » delle Chiese e delle denominazioni cristiane nel seno di una « unità ecclesiale » relativizzerebbe il deposito della fede ed andrebbe contro la rivendicazione di assoluto della Chiesa, fuori della quale non c’è salvezza, ovvero dissolverebbe in fin dei conti la Chiesa, il cattolico moderno si defila col pretesto della virtù cristiana della modestia, alla quale anche Ratzinger dev’essersi riferito, e secondo la quale sarebbe una esagerata pretesa quella di considerarsi come l’unica in possesso della Verità. Oppure si parla della libertà della confessione di fede personale, della libertà religiosa. E da questo punto di vista, Ratzinger avrebbe ben ragione di promuovere il dialogo tra Cristiani… e naturalmente anche con i Giudei; a questo riguardo, ci si riferisca al suo messaggio al « Card. » Kasper per il 40° anniversario della firma e dell’adozione della Nostra Ætate il 27 ottobre dell’anno scorso, nel quale indica esplicitamente a Kasper che si deve proseguire il « dialogo tra Cristiani e Giudei ».
Ed ecco che arriva l’autorizzazione generale della messa antica, (simile all’apertura d’un museo fino ad allora chiuso ad ogni visitatore… ma chi, perfino fra i chierici, conosce ancora quella liturgia ?) ; allora, che altro resta che i tradizionalisti possano ancora esigere? Niente! Perchè il combattimento per la Chiesa o è stato mirato ad ottenere l’autorizzazione della messa antica (trascurando gli altri aspetti della distruzione della Chiesa), oppure, pur avendo ben visto ed anche descritto il saccheggio organizzato, non si è lavorato alla ricostruzione della Chiesa, ma ci si è piuttosto limitati soltanto a celebrare l’antica messa, la qual cosa finisce per dare il medesimo risultato. Quando nel 2000 mi recai in Messico per spiegare la nostra adesione alla Dichiarazione di S. E. Mons. Ngô-dinh-Thuc, la quale verteva su un programma di restaurazione della Chiesa come istituzione di salvezza, il direttore dell’Unione Sacerdotale mi spiegò che il vescovo Mons. Pivarunas, per es., rifiutava in modo categorico una elezione papale e che, per questa ragione, l’Unione Sacerdotale Trento non voleva incamminarsi da sola in quella direzione.
Di fronte al capo della Chiesa Conciliare, versato nella teologia, si constata :
- che quelli che si presentano come sedevacantisti, specie i giovani chierici, non hanno programmi più ambiziosi che quello di celebrare l’antica messa, - che non sono interessati alla ricostruzione della Chiesa, - che la loro volontà di fare dell’apostolato missionario è svanita (come quella dei loro oppositori modernisti), di modo che questi chierici si sono ridotti a vegetare in maniera settaria, ciascuno con la propria clientela, - e che non hanno saputo mostrarsi all’altezza del modernismo, nè teologicamente, nè filosoficamente, in particolare quando quest’ultimo viene presentato in forma così filosoficamente competente come fa Ratzinger.
Non c’è solo il fatto che che si siano poco o insufficientemente dedicati a studiare e contrastare i documenti conciliari e le pretese riforme che ne sono scaturite, con le rispettive tendenze protestantizzanti, c’è anche il fatto che non hanno alcuna idea della ragione per la quale una tale teologia moderna abbia potuto comparire. (1) Ci si compiaceva troppo nel possesso delle verità eterne ed assolute, filosoficamente incapsulate nel tomismo, una filosofia che, tuttavia, non poteva più bastare ad un pensiero sistematico ed a delle esigenze gnoseologiche, ovvero ad una spiegazione del sapere quale Fichte ha tentato di presentare nelle diverse versioni della « teoria della scienza ». Inoltre, si è propagata la voce secondo la quale le colonne eterne del tomismo, le sue prove dell’esistenza di Dio, le famose « quinque viae », cominciavano a traballare : ogni studente del secondo anno di filosofia può smascherarle come delle tautologie. Su questo piano, c’era bisogno di un chiarimento.
Orbene, è facile dimostrare che la concezione di Ratzinger riguardo alla filiazione divina del Cristo è impregnata d’arianesimo. Ma cosa voleva Ratzinger ? Voleva spiegare il dogma delle due nature in Gesù Cristo (l’essere Dio e l’essere Uomo) con le categorie hegeliane Essere, Non-Essere, Divenire. Dio = Essere, Uomo = Non-Essere, Figlio di Dio = Divenire nel compimento e l’appropriazione della volontà paterna.
E che non si cominci ora a polemizzare contro Hegel ! Se si vuol fare qualcosa, si deve studiarlo al fine di poter affermarsi contro di esso. Le due direzioni, tanto la scolastica medievale che la teologia fondamentale moderna, hanno adattato un concetto filosofico per uno scopo di interpretazione teologica. Per sottrarre all’Islam la sua superiorità filosofica quando esso era in procinto di penetrare l’Europa, e particolarmente la Spagna occupata dai Mori, Sant’Alberto e più tardi San Tommaso hanno integrato, su ordine papale, dei concetti aristotelici nella teologia cristiana, ciò che all’epoca fu sentito talvolta come eretico, per esempio da parte di San Bonaventura. La scolastica non offriva più ai modernisti un proprio sistema e costoro non svilupparono neppure loro in maniera originale, a partire dalla teologia fondamentale, una filosofia della religione che li conducesse ad un sistema filosofico coerente ; invece adattarono gli schemi hegeliani… con il « successo » che si conosce.
Oggi ci troviamo ad una svolta definitiva. Il modello Ratzinger ha svelato tutta la vacuità dei pretesi sedevacantisti e li ha smascherati come dei meri tradizionalisti e dei settari, anche se alcuni di essi nei loro discorsi sono andati al di là del semplice conservatorismo. Assai pochi hanno interpretato le mie « osservazioni non amichevoli » del numero di dicembre dell’anno scorso dicendo che sputavo nel piatto ove mangiavo. Molti le hanno comprese come dovevano esserlo: si trattava di una chiara individuazione dei nostri limiti.
Lei, egregio lettore, non vuole crederlo? Pensa che ci sia stato un vero lavoro costruttivo che ha condotto alla formazione di parrocchie cristiane? Può darsi, ma allora in maniera completamente isolata. Provate quindi a portare un giorno a messa una delle vostre conoscenze che si interessi all’antica liturgia. Dove volete portarla? O si dovrà sopportare la vergogna di presentargli come « chiesa » un semplice albergo (con tutti i rumori indesiderati che questo comporta), o ben sovente la si conduce in una chiesa dove bisognerà preventivamente pregare i visitatori di sesso femminile di cambiarsi o di camuffarsi, perché senza foulard sul capo, non c’è modo di entrarvi. Non si può prendersela con qualcuno che viene da fuori, se considererà tutto questo bazar come un rifugio di mummie o come del settarismo. E quando dei chierici, veramente preoccupati del bene delle anime, rendessero il « sistema » permeabile e rinunciassero ad un rigorismo vestimentario formale, si farebbero calunniare come « liberali ».
Che succederà allora, quando Ratzinger autorizzasse l’antica messa in maniera generale? Sarebbe la fine di tutti i gruppuscoli cattolicizzanti. Perchè i fedeli che si interessano ancora all’antica liturgia andrebbero ad assistervi là dove essa sia apertamente celebrata da un sacerdote in una chiesa. Si, ma allora, quella assistenza sarebbe inaccettabile, visto che essa avrebbe luogo nel quadro della « Chiesa ufficiale », si potrebbe obiettare. Ma dite, reverendo padre, avete bien spiegato la situazione a quei fedeli ? Avete loro detto che questa obiezione è valevole anche per le messe dette dalla gente di Écône? Avete loro proposto una vera alternativa, avete edificato una parrocchia con una continua catechesi?
Per evitare ogni incomprensione : parlo qui del clero che fino ad ora ha celebrato la messa nei diversi centri. Non parlo dell’armata di girovaghi e di « portatori di mitre », dalle consacrazioni invalide o dubbie, che non hanno assolutamente alcun interessse alla risoluzione dell’incredibile crisi spirituale, che nella maggior parte dei casi non hanno neppure notato, di quegli individui senza formazione che si riferiscono ad una pretesa « Linea-Thuc » per dissimulare il loro operato e darsi una giustificazione religiosa. E quell’armata di girovaghi diviene sempre più numerosa di giorno in giorno. Da ogni parte emergono degli imitatori del manipolatore Roux (conosciuto anche sotto il nome di Mons. Tartuffe), che ha molto semplicemente falsificato dei certificati di ordinazione e di consacrazione, per farsi passare come vescovo e che si è lasciato conferire dallo pseudo « Santo Sinodo Ortodosso delle Indie » (sic) il meraviglioso titolo di « Principe Jean (Gérard Charles Laurent) Roux Laurenti Lascaris Vintimiglia Commene Negri Maggi, Gran Principe di Numidia, Mauritania e Cirenaica, Principe di Melitene, vescovo titolare siro-ortodosso di Ascalon » (cf. www.geocities.com/Paris/8919/html/tartuffe/curricul.htm).
Per riassumere : solo alcuni chierici ed una serie di laici che vivono nella “diaspora” manifestano una vera resistenza ; essi hanno anche la volontà di ricostruire, non piegano la schiena davanti al papa della cultura e non lo incensano.
Bisogna che questi preti e fedeli si manifestino, per unirsi in una forma comune di sopravvivenza spirituale. Ho quindi evocato, se ci fosse abbastanza interesse, l’idea di discutere delle tappe a venire con questa cerchia di cristiani coscienti, nel quadro di una conferenza prevista per l’autunno di quest’anno. In quest’ordine di idee, la prego, caro lettore, di farmi conoscere la sua presa di posizione.
Dalla riuscita di questo tentativo d’un movimento per il mantenimento della fede cristiana dipende anche l’avvenire del presente organo d’informazioni. Deve dunque cambiare ? Deve comparire come una circolare, un foglio di comunicazioni o una borsa di notizie in un circolo di comunicazione ristretto ? Anche se tutta una serie di lettori di EINSICHT non restano senza partecipare, ma utilizzano gli articoli di questa pubblicazione per decifrare i veri segni, cioè i segni spirituali e religiosi del tempo e del crollo, EINSICHT si concepisce prima di tutto come un organo della resistenza e della ricostruzione. In quest’ottica attendo anche le vostre proposte.
Speriamo e preghiamo che Dio, in questo disastro, ci doni il Suo sostegno, malgrado tutte le difficoltà e le debolezze personali.
Nota : (1) Invece di studiare le basi teoriche del modernismo, che implicherebbe di applicarsi a studiare l'illuminismo (poichè è ben esso la sorgente delle idee che hanno fatto la rivoluzione dall’alto in Vaticano, e non il giudaismo!) certi autori si sono diretti verso i bassifondi di una pretesa spiegazione dalle quinte della storia ed hanno prodotto un liquame letterario concepito per solleticare la curiosità dei lettori, la cui presentazione dovrebbe piuttosto esser qualificata come pornografia spirituale e la cui lettura dovrebbe normalmente essere considerata materia di confessione.
ex: Einsicht - Ausgabe Nr. 11 Monat Februar 2007
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