54. Jahrgang Nr. 3 / März 2024
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1. Mitteilungen der Redaktion
2. Meine Begegnung mit S.E. Erzbischof Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
3. My Time with His Excellency, Archbishop Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
4. Ma rencontre avec S.E. Mgr. Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
5. Mi encuentro con Su Excelentísimo y Reverendísimo Arzobispo Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
6. Il mio incontro con S.E. l´Arcivescovo Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
7. DECLARATIO
Il mio incontro con S.E. l´Arcivescovo Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc
 
Il mio incontro con
S.E. l´Arcivescovo Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc


di
Eberhard Heller

Negli ultimi anni è successo sempre più spesso che lettori dell´EINSICHT di tutto il mondo mi hanno fatto delle domande relative alla persona di S.E. il mons. Ngô-dinh-Thuc ed alle sue relazioni con persone della Cerchia di amici. Essi volevano sapere in particolare in quale rapporto fossi stato io con lui, quali esperienze egli stesso avesse fatto con me quando egli soggiornò per alcuni mesi come nostro ospite a Monaco di Baviera. Nel rispondere ai vari quesiti, finora sono stato piuttosto riservato, visto che i fatti ai quali si indirizzava l´interesse dei lettori, in parte erano successi più di 45 anni fa. E spero che si abbia comprensione e mi si perdoni se dico che alcune cose nel frattempo sono anche cadute nell´oblio. Per questi motivi finora ho rifiutato di descrivere, accanto alle prese di posizione ufficiali relative ai fatti di allora, le quali erano state pubblicate sull´EINSICHT e comprendevano i fatti rilevanti in materia ecclesiastica, i vissuti personali avuti con l´arcivescovo in quel periodo, cioè nel periodo in cui è nata la “Declaratio”. Io stesso una volta avevo pensato di raccontare come alcune cose facenti parte della lotta ecclesiale si erano svolte nei vissuti personali, con tutti gli apici ma anche con tutte le amare delusioni, ma poi ho di nuovo preso le distanze da questa idea perché un tale racconto troppo facilmente avrebbe potuto sovrapporsi agli eventi essenziali ed alla rielaborazione teologica di questi eventi, p.es. le ordinazioni episcopali.

Ma siccome l´immagine che parecchi fedeli di circoli conservatori, in particolare negli USA e in Francia, si sono costruiti dell´arcivescovo, è pieno di risentimenti e pregiudizi ingiustificati, solo recentemente sono stato pregato insistentemente di correggere questa caricatura di una persona che ha improntato e promosso in maniera decisiva le nostre azioni ecclesiali. Fanno parte di queste prestazioni straordinarie la dichiarazione sulla vacanza della sede apostolica romana, la messa in sicurezza della successione apostolica, l´impulso alla restituzione della Chiesa. Per pulire questa immagine, che così spesso era stata infangata, da ogni sfrontatezza ed arroganza, finalmente mi sono deciso di mettere per iscritto tutto quello che ho vissuto insieme all´arcivescovo. Anche se la distanza temporale è enorme e sono consapevole del fatto che queste annotazioni risentono della mia smemoratezza, e quindi possono servire soltanto come frammenti, ciononostante spero di riuscire a correggere l´immagine distorta che di lui hanno i critici ai quali tutti sono estranee le condizioni di allora e le difficoltà che vi erano connesse.

A me la richiesta di mettere per iscritto le mie esperienze avute con S.E. Ngô-dinh-Thuc, mi è stata presentata come una cosa così rilevante anche perché si diceva che io sarei uno dei pochi testimoni di quell´epoca dei quali si sapeva che per un certo tempo erano stati in un rapporto più stretto con l´arcivescovo, visto che l´unico documento importante per la storia della Chiesa dell´era post-vaticana, la “Declaratio”, era nata sulla scrivania della mia figlia Klara. Se quindi queste righe potranno contribuire qualcosa alla riabilitazione della persona di Thuc, esse avrebbero raggiunto il loro obiettivo. Mi accingo a questo lavoro anche nella consapevolezza che esso sarà estremamente lacunoso, e mi scuso in anticipo, stimati lettori, di potervi fornire soltanto dei frammenti di quei tempi ricchi di esperienze, i quali di per sé potrebbero fornire la trama sufficiente di un romanzo d´avventure.
Ci siamo sforzati di entrare in contatto con il mons. Thuc, dopo che avemmo letto il suo documento relativo alle ordinazioni episcopali di Palmar de Troya: la Chiesa sarebbe alla fine, i vescovi locali non farebbero più seguito al loro dovere, sussisterebbe una tale situazione di emergenza che fossero giustificate delle misure straordinarie. In molti punti noi la pensavamo in maniera simile.

L´attenzione che noi - il signor Lauth, il signor Hiller ed io – rivolgevamo all´arcivescovo aveva quindi il proprio movente nella motivazione, a noi fatta pervenire, delle ordinazioni episcopali da lui impartite ad alcuni chierici a Palmar de Troya. Il nostro interesse era rivolto alla motivazione che il mons. Thuc aveva redatto in occasione di quest´azione. Non come se noi avessimo approvato queste ordinazioni episcopali – chi erano i candidati? essi infatti non avevano avuto nessun ruolo nella lotta per la Chiesa da noi fin lì portata avanti – no, il nostro movente era la valutazione teologica ed ecclesiale che stava a base di questo documento. Il mons. Thuc condivideva con noi la preoccupazione sulla possibile fine della successione apostolica, la quale con il nuovo rito dell´ordinazione episcopale sarebbe stata messa in pericolo, ragion per cui egli aveva eseguito le ordinazioni episcopali. (Dopo che Clemente Domínguez y Gómez si fu autoproclamato papa della setta di Palmar de Troya, l´arcivescovo si distanziò formalmente da tale gruppo.) Per noi presto era certo che volevamo prendere contatto con questo arcivescovo del quale il nostro garante per le faccende romane ci riferiva che di per sé era una persona molto riservata, ragion per cui l´azione delle ordinazioni episcopali impartite a Palmar de Troya aveva destato grande stupore, ma anche aspre critiche le quali venivano gonfiate per creare uno scandalo. Ma come si può entrare in contatto con una persona della quale non si hanno né l´indirizzo né il numero telefonico? Per farla breve: ho sacrificato gran parte delle mie ferie annuali per dedicarmi a delle ricerche, per entrare infine in contato con una certa signora Wolf del territorio della Saar la quale ci comunicò l´indirizzo dell´arcivescovo Thuc. Egli abitava a Toulon nella Francia meridionale in delle condizioni piuttosto modeste. La presa di contatto riuscì, dapprima soltanto in via epistolare, poi anche in via personale. Le corrispondenze vennero svolte in maniera estremamente discreta. Per molto tempo nessuno sapeva nulla sulla corrispondenza con l´arcivescovo, visto che si trattava del fatto che noi avevamo il desiderio che egli dovesse ordinare un vescovo che avrebbe dovuto dirigere la nostra resistenza. Avevamo già pregato invano il mons. Lefebvre di dirigere la resistenza contro il modernismo, ma costui respinse la nostra preghiera con l´indicazione sarcastica secondo la quale a Lima forse c´era un vescovo sposato il quale forse avrebbe sostenuto il nostro progetto.

Presto ci eravamo messi d´accordo sul reverendo dott. Katzer come candidato all´episcopato, e con lui ne avevamo discusso in dei colloqui molto discreti condotti in occasione di varie visite da lui fatte qua a Monaco. Katzer a quell´epoca era docente nel seminario di Weißbad fondato da Lefebvre. Gli ultimi accordi verbali li potemmo concludere soltanto per telefono, ragion per cui dovemmo chiedergli di usare a tale scopo una cabina telefonica pubblica perché i colloqui sarebbero stati intercettati da quelli di Ecône e dai loro collaboratori. Egli, che conosceva il sistema comunista di spionaggio dal periodo trascorso nella Cecoslovacchia allora comunista, non riusciva quasi ad immaginarsi che qui, nel cosiddetto Occidente libero, veniva applicato il medesimo sistema.

Nell´estate del 1978 abbiamo per la prima volta fatto visita all´arcivescovo Thuc a Toulon insieme al rev. dott. Katzer, deceduto ormai tanti anni fa. Al nostro primo incontro invitammo anche la signora Wolf, la quale quasi come apriporta ci aveva aiutato ad addivenire all´incontro stesso. Lei era stata il nostro “indicatore stradale” verso il domicilio di Thuc. Ma lei non veniva messa al corrente dei nostri veri desideri e dei nostri progetti ecclesiali. Da Monaco di Baviera il signor Hiller ed io volammo dapprima a Ginevra, dove ritirammo il rev. dott. Katzer all´aeroporto per continuare con lui il nostro volo verso Nizza. Il dott. Katzer era il nostro candidato, che conoscevamo da vari anni, il quale come teologo di guida aveva condeterminato il corso della rivista EINSICHT e il quale era stato da noi pregato di rendersi disponibile per un´eventuale ordinazione episcopale. A Toulon incontrammo la signora Wolf la quale era arrivata con il treno dal territorio della Saar.

La visita resa all´arcivescovo, dal nostro punto di vista fu un grande successo. Il dott. Katzer, il quale padroneggiava quasi tutte le lingue europee, condusse il colloquio nella lingua francese. Vennero discusse pressoché tutte le tematiche rilevanti: la disastrosa situazione generale della Chiesa, le parti eretiche dei nuovi riti, resi invalidi a causa delle stesse, il ruolo determinante di Paolo VI nelle decisioni prese dal concilio, essendo egli stato responsabile dell´avvicinamento teologico verso il protestantesimo. Il problema di eventuali ordinazioni episcopali venne affrontato subito in occasione della prima visita: egli, Thuc, avrebbe in certi casi ordinato ulteriori sacerdoti, perché condivideva le nostre preoccupazioni relative al mantenimento della successione apostolica. Conoscemmo in lui un prelato intellettualmente sovrano, molto colto, il quale grazie alla sua dignità irradiava la povertà delle sue condizioni domestiche e le faceva dimenticare grazie al suo umorismo.

Per la cena l´arcivescovo ci condusse nel suo locale abituale dove veniva ricevuto come un membro di famiglia. Ma presto iniziammo il pasto che andava preso con i bastoncini, così infatti si costumava in quel locale, e noi non volevamo fare una figuraccia. Ma forse sarebbe stato più intelligente se dapprima a casa ci fossimo allenati nell´uso dei bastoncini. L´arcivescovo si divertiva ad osservarci nei nostri tentativi di mangiare. La signora Wolf si arrabbiò talmente che infine le vennero consegnate le consuete posate.

Con il dott. Katzer facemmo ancora una passeggiata attraverso la notturna Toulon con i suoi grandi impianti portuali, dove aveva approdato un portaerei francese. Parlammo ancora una volta su quello che nei colloqui con l´arcivescovo avevamo raggiunto.

La mattina seguente, dopo la santa Messa celebrata dall´arcivescovo, seguì una semplice colazione. Il mons. Thuc aveva comprato dei cornflakes sulla cui confezione era stampata una storia. Ne era del tutto infatuato e disse che il produttore oltre al bene fisico era interessato anche al bene spirituale. Il congedamento avvenne senza sentimentalità: “Arrivederci” (“au revoir”). Tant´era. Pregai ancora l´arcivescovo di impartirci la benedizione per il nostro viaggio di ritorno a casa… e poi il nostro primo incontro era finito. Con il treno andammo a Nizza e da lì con l´aereo a Genova (il signor dott. Katzer), e noi a Monaco di Baviera, dove venivamo ricevuti con grande impazienza dovuta all´attesa. Volevano sapere se l´arcivescovo avesse acconsentito ad un´ordinazione episcopale ecc.

Purtroppo il dott. Katzer decedette inaspettatamente il 18 giugno 1979. Forse si era affaticato troppo con i suoi viaggi pastorali. Quando più tardi chiedemmo una volta all´arcivescovo perché non avesse ordinato il dott. Katzer, la sua risposta laconica fu questa: „Egli mi ha tenuto delle conferenze e non mi ha chiesto di ordinarlo.“

Dopo la morte di Katzer si presentò di nuovo la questione di chi potessimo presentare all´arcivescovo come candidato per l´episcopato. Doveva infatti essere una personalità che come sacerdote e teologo fino a quel momento aveva fatto buona prova di sé nella lotta per la Chiesa. Finalmente Lauth, Hiller ed io ci convincemmo di proporre come candidato il padre Michel Guérard des Lauriers O.P., padre dominicano francese. Questo padre poteva infatti esibire una posizione importante all´interno dell´insegnamento della dottrina cattolica. Dal 1933 era stato attivo come professore di filosofia presso la scuola superiore dei dominicani Le Saulchoir presso Parigi, successivamente a Roma presso l´Angelicum e presso l´università del Laterano. Guérard des Lauriers era stato anche consulente perito per il nuovo dogma mariano proclamato da Pio XII nel 1950. Egli nel periodo dopo il Vaticano II si era fatto un nome nella penetrazione teologica delle dottrine moderniste. Des Lauriers era stato l´autore principale del promemoria „Breve esame critico del Novus Ordo Missae”, il quale veniva sostenuto dai cardinali Ottaviani e Bacci. A molti lettori era diventato noto tramite le sue pubblicazioni fatte nella rivista EINSICHT.

Ma non era egli teologicamente finito in un vicolo cieco con la sua tesi del „Papa materialiter non formaliter“ (il papa – Paolo VI – sarebbe papa materialiter, ma non sotto l´aspetto formale, a causa delle eresie da lui sostenute), caricando inutilmente la lotta per la Chiesa e provocando un turbine dannoso? Ciononostante prendemmo personalmente contatto con lui.

Gli sottoponemmo la nostra preghiera di farsi ordinare vescovo. In una lettera straordinariamente bella e schietta egli ci ringraziò della nostra proposta. Egli era d´accordo di trattare la faccenda con discrezione. Egli si doveva mettere in contatto con Thuc per presentargli la sua domanda. Non doveva succedere a lui come era successo al dott. Katzer il quale non aveva proposto all´arcivescovo la propria richiesta di essere ordinato. Nel frattempo Lauth con una visita resa al padre voleva dimostrargli l´impossibilità di sostenere la sua tesi cruda del „Papa materialiter non formaliter“ per aiutarlo a cambiare idea. Lauth ritornò dal suo viaggio a Parigi con la notizia che Guérard des Lauriers avrebbe preso le distanze dalla sua tesi del “mezzo Santo Padre” aderendo alla nostra posizione della sede vacante provocata dal „Papa haereticus“. Come più tardi, immediatamente dopo l´ordinazione episcopale, risultò, Lauth ci aveva semplicemente detto una bugia. Il padre dominicano non aveva assolutamente cambiato la propria posizione, anzi l´ha sostenuta anche successivamente con veemenza. Se Hiller ed io avessimo saputo che Lauth ci aveva detto una bugia, non avremmo mai accettato Guérard des Lauriers come candidato né avremmo sostenuto la sua richiesta di ottenere l´ordinazione. In questa maniera il destino prese il suo corso, cioè noi preparammo la visita da farsi presso l´arcivescovo Thuc.

Avevamo pregato Guérard des Lauriers di presentarsi in „borghese“ per non dare nell´occhio. Egli invece si presentò nel proprio abito religioso. La sera prima dell´ordinazione noi, cioè il signor Hiller, perché io non avevo mai imparato il francese ma comprendevo alcune parole, discutemmo sui vari sistemi filosofici da noi sostenuti: egli, Guérard des Lauriers, come tomista rinomato, noi come rappresentanti della filosofia trascendentale. Io mi ero fatto prestare dall´istituto liturgico dell´università di Monaco di Baviera un pontificale per il fine settimana per darlo a des Lauriers affinché egli si potesse preparare per il rito. La mattina seguente, era il 7 maggio 1981, l´ordinazione episcopale ebbe luogo nell´appartamento di Thuc nella Rue Garibaldi di Toulon. Prima della cerimonia l´arcivescovo Thuc e des Lauriers ebbero ancora un colloquio approfondito. Del fatto che il candidato avesse studiato molto bene il rito, ci accorgemmo a proposito di quella parte in cui il vescovo ordinante chiede al candidato: „Habetis mandatum apostolicum?“, ciò significa: “Avete il mandato apostolico?”, domanda alla quale des Lauriers rispose di no. In proposito bisogna sapere che l´ordinazione episcopale legittimamente può essere impartita soltanto con l´assenso e su incarico del papa. Altrimenti sia il vescovo ordinante che il vescovo ordinato diventerebbero scismatici. Per noi la fattispecie era chiarissima. Un tale mandato non c´era perché non c´era nessun papa che avrebbe potuto impartirlo. (Annotazione: il problema del mandato mancante ci avrebbe ancora occupato per più tempo.) Durante la celebrazione dell´ordinazione, Hiller ed io agimmo come assistenti, ed io inoltre come fotografo. E quindi non fummo inattivi.

Non appena la cerimonia fu finita e mentre Thuc ci accompagnava al pranzo, des Lauriers sollevò i suoi rimproveri secondo i quali noi tutti eravamo degli scismatici perché era mancato il mandato. A questo punto ci diventò chiaro il fatto che egli non aveva deposto la sua tesi cruda del „Papa materialiter non formaliter“, ma presentava al suo vescovo ordinante la comunicazione offensiva secondo la quale costui era uno scismatico… e naturalmente anche Hiller ed io. Nell´epoca successiva egli diventò un fattore di disturbo che ci procurava notevoli controversie: questi tutti furono i frutti dovuti alle menzogne di Lauth. Nell´epoca successiva escludemmo Lauth dai nostri sforzi diretti alla messa in sicurezza della successione apostolica. Il problema di Hiller e mio era quello che Lauth, il quale alla fine della sua vita ritenne il corano una vera rivelazione, era il nostro capo nella nostra attività professionale, un rapporto troppo infausto, come si sarebbe dimostrato successivamente. Questo rapporto divenne per il signor Hiller e per me un carico incredibile, anche personale.

Alle difficoltà nate dalla strana tesi di Des Lauriers del „Papa materialiter non formaliter“, accedette anche il suo rifiuto di impartire a sua volta ordinazioni se non nell´estremo caso d´emergenza. Tutto il nostro lavoro preparatorio era invano? avevamo perso la nostra posizione di fiducia presso l´arcivescovo Thuc? Grazie a Dio no.

Se non doveva essere Des Lauriers colui che voleva servire la Chiesa, chi c´era ancora nella cerchia della resistenza ecclesiale ad essere pronto ad accollarsi il carico della carica episcopale? Ho poi iniziato a discutere il problema di un´eventuale ordinazione episcopale con la nota poetessa messicana Gloria Riestra, la quale aveva origini tedesche. Ella era stata la segretaria di un vescovo. Ma questo posto di lavoro lei lo ha presto abbandonato, allorché il concilio aveva mostrato la sua vera faccia. In base alle opere teologiche del p. Joaquín Sáenz y Arriaga sul modernismo, „La chiesa montiniana“, nel Messico si era presto formata una resistenza religiosa contro le dottrine del Vaticano II. Fino alla sua morte avvenuta il 28 aprile 1976, egli fu la guida dei conservatori. Dopo di lui p. Carmona assunse la direzione della resistenza e radunò i sacerdoti e i fedeli nell´unione “Trento”. L´organo di questo gruppo, TRENTO, venne redatto dalla collaboratrice signora Gloria Riestra, a noi ben nota, ed insieme ad altre pubblicazioni svolse un lavoro importante nella penetrazione ed esposizione teologica degli errori del Vaticano II e delle sue riforme. La signora Riestra propose p. Carmona come candidato. Dal suo punto di vista non c´era qui molto da riflettere, perché se qualcuno dei sacerdoti messicani doveva essere preso in considerazione per questa carica, allora soltanto il padre Carmona. Dopodiché il signor Hiller ed io entrammo in contatto con lui e discutemmo il problema di un´ordinazione episcopale. In tale maniera, cinque mesi dopo l´ordinazione di des Lauriers, ebbe luogo un incontro con Carmona a Monaco di Baviera. Egli aveva portato con sé il suo amico Zamora, il quale nel Messico si prendeva cura di un gruppo molto grande di fedeli (20.000 ? – non mi ricordo più precisamente), così come Carmona stesso. Tutte le questioni vennero discusse in maniera esauriente, anche la questione del sistema filosofico che qui a Monaco sostenevamo. Il risultato di questi sondaggi fu una sorprendente corrispondenza di opinioni nella valutazione della situazione ecclesiale e dei passi necessari da compiere per far fronte al pericolo dell´estinzione della successione apostolica. Anche il fatto che noi ci distanziavamo da Ecône, trovò il loro consenso. In questi colloqui avevamo la fortuna di avere a disposizione il signor Edmund Moser come interprete, il quale già prima aveva conosciuto il p. Carmona personalmente.

Quando finalmente era stato raggiunto l´accordo sulle due ordinazioni episcopali e l´arcivescovo Ngô-dinh-Thuc era stato informato su tutto ed aveva dato il suo assenso alla visita da parte dei sacerdoti messicani, a metà ottobre in quattro volammo a Toulon, i due preti vestiti in “borghese”, perché la visita doveva rimanere il più possibile segreta. I colloqui tra l´arcivescovo Thuc e i messicani vennero condotti in parte in latino, e a tal proposito risultò che Thuc conosceva meglio di loro la lingua latina. Io avevo quest´idea di far ordinare entrambi i chierici a vescovi semplicemente per la preoccupazione di avere più sicurezza nel caso in cui ad uno di loro fosse successo qualcosa. La mia proposta venne accettata e così Carmona e Zamora il 17 ottobre 1981 a Toulon vennero ordinati vescovi della Chiesa cattolica. Entrambi avevano già discusso il problema nel Messico, e quale ostacolo doveva essere superato: il mandato mancante. Questa volta non ci furono colpi di sbieco con delle tesi strane. E il pranzo preso nel ristorante che ci era ormai molto noto, durante il quale l´arcivescovo veniva onorato come un nonno, divenne un vero banchetto… con l´unico aspetto negativo che dovemmo licenziare un ospite fastidioso di cui il signor Norrant successivamente ci raccontò che era stato una spia della diocesi.

Le cerimonie commoventi nelle quali il padre Carmona e il padre Zamora venivano ordinati vescovi della Chiesa cattolica, richiesero la massima concentrazione ed attenzione da parte di tutti i partecipanti. Esse fecero dimenticare le povere condizioni esteriori nelle quali ebbero luogo – il mons. Ngô-dinh-Thuc impartì le ordinazioni nel proprio appartamento. Non dimenticherò mai queste cerimonie di ordinazione, e neanche la gioia da cui tutti vennero presi quando il mons. Ngô-dinh-Thuc alla fine dell´ordinazione intonò, cantando ad alta voce, le parole "ad multos annos" („per molti anni"). Alla gioia fece seguito un sollievo visto che per più giorni eravamo stati in certo qual senso sotto “alta tensione”. Con i due vescovi appena ordinati, vestiti di nuovo in “borghese”, successivamente abbiamo passeggiato per delle ore attraverso Toulon, ci siamo seduti presso il porto, abbiamo osservato le navi e i commercianti ambulanti provenienti dall´Africa che cercavano di vendere i loro lavori d´intaglio e i loro tessuti, ed abbiamo raccontato e raccontato, in spagnolo, italiano e latino. Forse dovrei ancora raccontare un episodio il quale ebbe luogo durante l´ordinazione. Quando si era arrivati al punto dove ai candidati doveva essere consegnato il pastorale, Zamora con il braccio esteso chiese “Baculum” pastorale), dopodiché noi rispondemmo a bassa voce: “Non habemus” (non l´abbiamo), ma Zamora ripeté: “Baculum”, chiedendo di nuovo il suo pastorale. La terza volta dovemmo rispondergli in maniera percettibile: “Non habemus”. Questo finalmente egli l´ha capito.

Dopo il congedamento dal mons. Ngô-dinh-Thuc – come sempre il congedamento aveva un carattere quasi militare: una benedizione di viaggio… e "Au revoir" ("Arrivederci") –, insieme ai due vescovi volammo ancora fino a Parigi dove ci separammo. I due messicani avevano prenotato il loro volo di ritorno attraverso la Spagna.

Perché le ordinazioni dovessero per intanto rimanere segrete, si iniziò a capire soltanto quando, a causa del tradimento compiuto dal père Barbara, il mons. Thuc venne perseguitato. Per me comunque le avvenute ordinazioni episcopali, durante le quali potevo presenziare come assistente, e le condizioni nelle quali esse dovettero svolgersi, rimasero indimenticabili!

Non doveva essere l´ultimo viaggio a Toulon in questo anno 1981, così ricco di avvenimenti. Nel tardo autunno l´abbé Schäfer della Francia meridionale si era rivolto a noi chiedendo se potessimo aiutarlo ad essere ordinato sacerdote. Schäfer era uno di quegli ex-seminaristi di Ecône i quali a causa del loro atteggiamento di rifiuto assunto nei confronti di Giovanni Paolo II, che essi respingevano come papa, avevano dovuto lasciare il seminario di Ecône. Lo pregammo di venire a Monaco di Baviera per parlare sulla sua situazione. Egli arrivò ed era del tutto stupefatto quando apprese che il vescovo che doveva ordinarlo abitava molto vicino alla sua città patria. Dopo che lo avemmo obbligato a conservare il silenzio sull´ordinazione, poterono iniziare i preparativi. Schäfer aveva difficoltà a comprendere il pensiero che egli, per intanto, doveva conservare la segretezza. Se Schäfer non ci avesse dato questa promessa, non ci sarebbe stato alcun viaggio a Toulon. Inoltre noi lo obbligammo a prendersi cura del mons. Thuc. Ma egli ben presto aveva dimenticato questa promessa. Il suo programma per la gioventù, con la chitarra e lo zaino, per lui era diventato più importante.

L´ordinazione di Schäfer ebbe poi luogo il 19 dicembre 1981. Per l´arcivescovo Ngo-dinh-Thuc era un grande lavoro perché doveva impartire in un solo giorno sia le ordinazioni inferiori che quelle superiori, e tutto questo nonostante che dovessero prima essere trovati degli occhiali adeguati. Quando tornammo a casa, a Monaco di Baviera, la mia famiglia mi aspettava già perché mia moglie aveva comprato i biglietti per un bellissimo concerto di Natale con il famoso Gustl Bayrhammer, il quale recitava il racconto natalizio di Ludwig Thoma. Ero tornato dal viaggio così stanco morto che durante il concerto mi addormentai.

Ma i voli a Toulon non ebbero fine. L´arcivescovo entrò in pericolo. Il nostro “compagno di lotta” Barbara nella sua rivista FORTES IN FIDE, n.17, annata 1982, aveva, è vero, ancora scritto: „Lei comprenderà senza fatica che io non posso dirle i nomi di loro (dei vescovi!). Non sottaccio soltanto i loro nomi ma anche il paese dove abitano. Se io glieli rendessi noto, Lei può immaginare come si cercherebbe di farli desistere dall´agire.” Ciononostante Barbara informò la stampa sulle ordinazioni avvenute. Così succedette che il 12 febbraio 1982 in tutte le gazzette della Francia e del Messico veniva contemporaneamente riferito sulle ordinazioni episcopali impartite da Thuc, le quali erano state impartite senza mandato papale!!! Quale scandalo! Contro l´arcivescovo iniziò una vera e propria caccia a inseguimento provocata dal tradimento di Barbara. Era una caccia ripugnante alla quale partecipò anche il mons. Lefebvre nella maniera più primitiva immaginabile, dichiarando pazzo l´arcivescovo Ngo-dinh-Thuc... (n.b. calunnie simili vengono sparse oggi di nuovo da membri della setta di Ecône: siccome il vescovo Thuc all´epoca delle ordinazioni sarebbe già stato colpito da demenza, le ordinazioni sarebbero invalide… probabilmente anche le circa 200 messe che il signor Hiller ed io potemmo servire.). Il mons. Thuc a quell´epoca era un uomo anziano di 85 anni. Ciononostante si deve dare atto del fatto che egli dopo la rivelazione delle ordinazioni avvenuta nel febbraio 1982, si difese con tutti i mezzi per non essere trascinato via a Roma, dopo che l´”impegnato” p. Barbara a tradimento aveva rivelato le ordinazioni episcopali.

Quando da parte del signor Norrant venimmo a sapere la caccia a inseguimento inscenata contro il mons. Thuc, abbiamo subito deciso di portarlo a Monaco dove egli doveva essere sistemato nel nostro appartamento. Io presi il primo aereo diretto a Nizza, il quale da lì partì di nuovo direttamente per Monaco. Il signor Norrant con la sua macchina aveva accompagnato l´arcivescovo a Nizza… e all´aeroporto iniziò la ricerca del biglietto aereo di Thuc. Non era ritrovabile tra i suoi documenti. Sarei io tornato da solo a Monaco senza l´arcivescovo? Nell´ultimo secondo l´arcivescovo tirò fuori il biglietto da una delle grandi tasche del suo cappotto: l´avventura poté iniziare. Mentre a Nizza c´erano state delle temperature primaverili, a Monaco la situazione era ben diversa. Tramite l´altoparlante per Monaco erano annunciati 10 gradi sotto zero. Ma Thuc non aveva soltanto un cappotto molto ampio, ma anche molto caldo.

Nostra figlia Klara dovette sgombrare la propria stanza, perché lì doveva allora abitare l´arcivescovo. Egli amava i mobili della sua stanza, fatti di legno di pino silvestre, e progettava già di arredare il suo seminario con mobili siffatti… uno scenario che purtroppo non si sarebbe più avverato. Noi allora dovemmo cambiare molte cose. Senza l´aiuto efficace e altruista di mia moglie non ce l´avremmo fatta. Ella cercò di rendere il soggiorno dell´arcivescovo in un mondo per lui inconsuetamente invernale, il più piacevole possibile. Ogni mattina egli celebrava la santa messa nel mio studio, che serviva anche come soggiorno. Thuc si rivelò un signore anziano amabile al quale piaceva avere intorno a sé i nostri due figli Klara e Bernhard, che allora avevano appena sette e cinque anni, e loro tre andavano anche molto bene d´accordo tra di loro… senza conoscenze linguistiche. Di sera veniva piuttosto spesso anche il signor Hiller per parlare con l´arcivescovo. Durante queste visite egli non dimenticava neanche di raccontare ai bambini delle storie della buona notte. Sorprendente era il fatto che l´arcivescovo ancora nella sua età avanzata iniziò ad imparare il tedesco. Scriveva per moltissime volte dei termini su di un foglio di carta, ma quando si accorse che questi esercizi non avevano alcun successo, li terminò di nuovo. Ci siamo poi arrangiati più o meno con la lingua italiana. Thuc stesso scelse delle soluzioni inconsuete per i suoi problemi. Quando si accorse che il suo anello pastorale non stava più fermo, prese un martello e batté sull´anello finché restava fermo. Quando la pulizia dei suoi pantaloni, che mia moglie di per sé voleva portare nella lavanderia, gli durava troppo a lungo, egli li prese senza tante storie e li mise nella vasca da bagno con acqua. E in effetti, la cosa funzionò anche così.

Vorrei ancora raccontare due episodi che possono un po´ caratterizzare l´arcivescovo Thuc. Una volta dovetti andare con lui dal dentista, un dente dovette essere estratto. Thuc consigliò poi al dentista di conservare il dente perché se egli, Thuc, una volta fosse stato canonizzato, il dentista avrebbe avuto una reliquia. Ci si può immaginare la faccia sbalordita del medico. In occasione di una visita nella bellissima chiesa di Dietramszell nell´Alta Baviera, il parroco, con il quale egli aveva discorso, dopo il colloquio venne da me per riferirmi che l´arcivescovo Thuc dopo il suo “Arrivederci” gli avrebbe risposto: “Arrivederci nel cielo”. E poi c´era ancora il piccolo amico dei miei figli, un nostro vicino, il quale raccontava che presso la famiglia Heller abitava il papa, e la mia piccola figlia doveva condurre questo bambino pagano alla Chiesa, diceva l´arcivescovo.

Successivamente poi mia moglie con i bambini è andata per quattro settimane a Borken dai propri genitori, sicché noi – il signor Hiller ed io – potemmo dedicarci indisturbati al nostro lavoro ecclesiale e anche al nostro lavoro professionale dispendioso ed intenso... e naturalmente ci si dovette prendere cura anche del mons. Thuc. Per le settimane successive noi due, l´arcivescovo ed io, dovemmo cavarcela da soli. Ciò riuscì anche abbastanza bene. Di sera ogni tanto ascoltavamo la musica. Egli conosceva tutte le messe gregoriane registrate sui dischi che ascoltavamo, ed ascoltando le stava canticchiando a bocca chiusa. Una volta disse che io ero un buon cuoco. Ciò l´ho inteso dopo come se volesse dire che era contento dei miei pasti semplici. Infatti mi davo anche da fare per combinare sempre qualcosa di agrodolce. Di sera poi Thuc diceva messa per una cerchia piccola, giurata, di fedeli, i quali sostenevano generosamente il nostro lavoro anche con aiuti finanziari.

Accanto a queste piccole avventure quotidiane noi dovemmo anche pensare di condurre avanti il nostro programma ecclesiale. Non si trattava infatti soltanto di una fuga per salvare Thuc dalla persecuzione, ma iniziò anche la rielaborazione teologica che aveva da fare con la motivazione delle ordinazioni impartite senza mandato apostolico. L´agire dell´arcivescovo abbisognava di una motivazione la quale dovesse spiegare per quale motivo egli non avesse acquisito per le ordinazioni il mandato papale da parte del mons. Wojtyla. Se adesso scrivo che gli non poteva acquisire il mandato presso il mons. Wojtyla perché non riconosceva questa persona, cioè il mons. Wojtyla, come papa, ciò suona alquanto plausibile. Ma nella situazione di allora – nel 1982 – nell´opinione pubblica cattolica di allora si discuteva, è vero, sulla “vecchia” messa e sull´ammissibilità della stessa, ma non sulla vacanza della sede apostolica romana. Ciò avveniva soltanto in una cerchia più limitata di fedeli di tutto il mondo i quali erano convinti che i papi a partire da Paolo VI, per il fatto di sostenere pubblicamente delle eresie, avevano perso la propria carica. Ma il mondo dei media era surriscaldato e non era per niente schizzinoso nei confronti di Thuc. Proprio per questo egli si teneva nascosto a Monaco!

Con Roma e con il mons. Wojtyla, la cui enciclica "Laborem exercens" egli aveva classificato come manifesto comunista (su questo argomento aveva ancora in mente di scrivere un trattato che per causa di malattia non riusciva più ad eseguire), egli non voleva aver assolutamente niente da fare. Sapeva anche che il Vaticano, e precisamente Paolo VI, deceduto il 6 agosto 1978, aveva acconsentito all´assassinio dei suoi fratelli, perpetrato su incarico dei Kennedy.

In tale situazione era necessario che l´arcivescovo Ngô-dinh-Thuc motivasse pubblicamente le sue azioni, il che avvenne poi nella DECLARATIO del 25 febbraio 1982, nella quale dava atto della vacanza della sede apostolica romana. Era un lavoro che Thuc seguiva con grande interesse. Della „Dichiarazione“ sulla sede romana vacante ci furono più bozze, finché essa ottenne la sua forma definitiva sottoscritta da Thuc, nella quale veniva poi stampata. Il 21 marzo 1982, la domenica “Laetare”, la Dichiarazione fu presentata dall´arcivescovo Thuc nella nostra chiesa di San Michele, dove veniva assistito dal parroco Leutenegger della Svizzera, il quale tenne anche la predica, e dal nostro parroco Pniok, e durante la messa venne anche suonata la messa per organo in B maggiore di Haydn. Avevamo organizzato in maniera davvero dignitosa questo evento. Nel frattempo era tornata anche mia moglie con i bambini, sicché ella poté partecipare al banchetto. In tale occasione i tre chierici constatarono che essi insieme avevano 250 anni di età. (Male lingue successivamente diffondevano l´asserzione secondo la quale io avrei scritto la Declaratio. Se qualcuno si intende un po´ di analisi stilistica, constaterà immediatamente che si tratta di un´insinuazione maliziosa.) Nel frattempo avevamo trovato per l´arcivescovo un alloggio piacevole situato nelle vicinanze dal quale poteva poi trasferirsi nel suo consueto ambiente.

Per concordare ulteriori passi, successivamente soggiornò, tra l´altro, il vescovo Guérard des Lauriers a Monaco. Egli fece rimproveri a Thuc perché costui non aderiva alla sua tesi. Le lettere che des Lauriers gli inviava, le stracciava e le buttava nel giardino. Io potevo poi raccogliere i pezzettini per ricomporre il puzzle. Un grande carico per la resistenza che si stava formando, era la controversia impostaci direttamente dal mons. Des Lauriers con la sua tesi del "Papa materialiter non formaliter", una controversia che dai suoi seguaci viene continuata ancora oggi. Questa controversia impedì sia il consolidamento interno, il che provocò una grande perdita di fiducia presso i fedeli, sia il potenziamento organizzativo, come esso p.es. ad Ecône era riuscito in ottima maniera. Anche il vescovo Carmona venne ancora una volta a Monaco, accompagnato dal signor Anacleto Gonzalez Flores, per discutere certi punti con Thuc: come ci si doveva p.es. comportare nei confronti dei seguaci di Lefebvre i quali avevano ancora da risolvere il problema delle ordinazioni impartite da Liénart. Lefebvre aveva respinto l´offerta di Thuc di ordinarlo ancora una volta sub conditione. Si decise che nessun sacerdote di Ecône potesse essere accolto nella nostra cerchia senza questa ordinazione sub conditione. In tale occasione il vescovo Carmona, allo stesso modo come il mons. Guérard des Laurier, ricevette una dichiarazione manoscritta nella quale il mons. Thuc si scusava per quanto gli veniva giustamente rimproverato e chiedeva perdono ai vescovi come rappresentanti della Chiesa. Sia Carmona che des Lauriers erano d´accordo con la dichiarazione a loro rilasciata e la riconobbero come documento di riconciliazione. Nel frattempo il nostro appartamento era diventato il punto d´incontro dei vescovi vecchi e nuovi dove l´uno passava la maniglia della porta all´altro. Così vennero il vescovo Vezelis e il vescovo Musey, il quale ci presentava le sue barzellette sugli ebrei.

La controversia condotta tra i nuovi vescovi sulla tesi del mons. Des Laurier relativa al "Papa materialiter non formaliter", comportò che non si potesse formare nessun´autorità che riscuotesse il consenso generale. Un´eccezione fu costituita dal vescovo Carmona, il quale dopo la morte del suo vescovo ordinante Thuc era riuscito a conquistare la fiducia dei fedeli. La sua tragica morte, avvenuta nel 1991, segna al tempo stesso il punto di rottura a partire dal quale l´interesse ad una restaurazione della Chiesa cominciò ad estinguersi.

Come si dovrebbe, come dovrei io caratterizzare l´arcivescovo Thuc con il quale avevo convissuto per alcuni mesi? Era laconico, non sopportava lunghe chiacchiere teologizzanti o bigotte. Egli sapeva comandare; era estremamente esatto e preciso in tutte le pratiche che aveva da regolare. La nostra vicina, una donna mondana la quale non sapeva chi fosse questo suo vicino pro tempore, la quale neanche indovinava chi fosse il signore vestito di questi stracci con il vecchio berretto, aveva una sola osservazione da fare: Quale dignità! Davvero, quale dignità, quale bontà, quale rispetto irradiasse il mons. Ngô-dinh-Thuc personalmente, lo hanno esperimentato i miei figli. Nel periodo in cui egli dovette nascondersi a casa nostra e in cui loro per tale motivo dovettero limitarsi in misura enorme, essi, i quali altrimenti davano libero corso ai propri sentimenti ed ai propri brontolii, non si sono lamentati nemmeno un´unica volta.

Quando egli abitava ancora a Toulon, portava le sue lettere non alla prossima cassetta postale (la quale poteva essere controllata), ma alla ferrovia dove imbucava le lettere nei treni dove non venivano controllati, nonostante che egli avesse difficoltà nel camminare. Egli ha controllato Hiller e me scrivendo al signor Hiller lettere in italiano e a me lettere in francese, sapendo che Hiller non comprendeva l´italiano e che io non comprendevo il francese. Sapeva quindi che noi due dovevamo rivelarci reciprocamente le lettere ricevute.

Vorrei ancora menzionare un fatto che illustra la maniera in cui l´arcivescovo prendeva le sue decisioni. In occasione di una delle nostre visite, egli ci presentò la lettera di un sacerdote tedesco il quale pregava il mons. Thuc di ordinarlo vescovo. La calligrafia dello scrivente mi era ben nota, sapevo subito chi era il postulante. L´arcivescovo ci mostrò anche la sua risposta: Egli respingeva la domanda facendo notare che l´ordinazione episcopale non era necessaria per la salvezza eterna. Si potrebbe arrivare in cielo anche senza l´ordinazione episcopale. Infatti se così non fosse, le donne non avrebbero nessuna possibilità di giungere in paradiso, visto che non potrebbero ricevere l´ordinazione episcopale. Successivamente peraltro il chierico rimandato a mani vuote, non ha omesso nulla per criticare e sconfessare l´arcivescovo.

Ed era un uomo pio che faceva assegnamento sulla giustizia di Dio. L´odio o la vendetta gli erano estranei. E quale destino ha dovuto subire lui e la sua famiglia! Otto membri della famiglia Ngo erano già stati assassinati! Per me sono incomprensibili l´odio e l´arroganza con cui veniva perseguitato, in particolare da parte di chierici cosiddetti conservatori della Francia! Per me esiste una sola spiegazione: essi non riuscivano a sopportare il fatto che questo prelato vietnamita, per loro: proveniente dalla colonia, dimostrasse a loro la loro propria meschinità: egli in tutti i settori era superiore a loro, e ciò non era perdonabile a questo “coltivatore di riso”. Nell´aprile del 1982 l´arcivescovo Thuc si ammalò di una grave bronchite. Egli veniva curato dalla dott.ssa Hiller, la moglie del signor Hiller, la quale lavorava come medico. Io assistevo Thuc nella miglior maniera a me possibile. Ma per restaurare la sua salute, ai primi di maggio 1982 ci vedemmo costretti a farlo volare di nuovo dalla fredda Monaco nella calda Francia meridionale. Il signor Hiller ed io lo accompagnammo in questo viaggio. Precedentemente avevamo pregato l´abbé Schäfer, il quale era stato ordinato da Thuc, di prendersi cura di lui, ma invano. Thuc venne accolto dalla signora Norrant nel proprio appartamento e venne assistito da lei. Presto il suo stato di salute sarebbe migliorato. La sera prima del volo di ritorno a Monaco, facemmo una passeggiata attraverso un bosco vicino. Improvvisamente sentimmo il canto di uccelli, che, anche se fino a quel momento erano per noi ignoti, riconoscemmo come il canto di usignoli. Essi cantavano in maniera meravigliosa. Sarebbe stata l´ultima volta che ho incontrato l´arcivescovo personalmente. Ma tramite la signora Norrant ci potemmo informare in ogni momento sul suo stato di salute.

Nell´autunno del 1983 il vescovo Vezelis lo portò a Rochester/USA, dove egli gestiva un seminario religioso. Ma dopo che tutti gli studenti messicani ebbero di nuovo lasciato questa casa e furono stati sollevati certi rimproveri contro Vezelis, anche l´arcivescovo Thuc dovette andare in esilio e nel 1984 venne sistemato in un seminario di esuli vietnamiti. Le fotografie che mi raggiunsero da lì, facevano vedere un uomo anziano mantenuto bene. Il 13 dicembre 1984 egli decedette poco dopo il compimento del suo 87° anno di età in un ospedale di Carthage / U.S.A. Egli era nato il 6 ottobre 1897 a Phu-Cam/Vietnam. Dopo aver lasciato Rochester aveva abitato dapprima a New York (nell´hotel Carter). Due giorni prima della vigilia di Natale, il 22.12.1984, la sua spoglia mortale venne sepolta. Molte cose rimangono non chiarite; colui che ci potrebbe davvero informare, è morto. Il suo nuovo luogo di soggiorno ci era stato comunicato da un ex-seminarista di Rochester soltanto ai primi di dicembre 1984. Redassi subito una lettera all´arcivescovo, quando venni informato del suo decesso. Le mie righe non lo hanno più raggiunto. "Doce me, Domine, vias tuas." ("Insegnami, o Signore, le tue vie.") Questo era il motto che il mons. Thuc aveva anteposto alla propria breve biografia. Con la sua morte si chiuse una vita la quale era iniziata con tanto successo personale e la quale infine, dopo la catastrofe accaduta alla sua famiglia nel 1963, dopo la caduta del Vietnam avvenuta nel 1975, era sfociata nella completa umiliazione e solitudine. Questo cammino che gli era predeterminato, già di per sé abbastanza amaro, gli divenne infine un tormento dovuto nella stessa misura alla presunzione ed arroganza di modernisti e conservatori. Egli stesso scrisse una volta: “Dopodiché iniziò la mia via crucis.” E questa lo condusse anche a Baton Rouge /USA, dove egli aveva di nuovo esortato i vescovi da lui ordinati a continuare la sua opera.

Mi sono spesso chiesto per quale motivo il mons. Pierre Martin Ngô-dinh-Thuc avesse lasciato Rochester, e giunsi al risultato che probabilmente tale motivo era il comportamento del vescovo Vezelis sul quale successivamente ho saputo che era omosessuale. E mi ricordo di un´altra esperienza amara fatta da Thuc, cioè del fatto che il vescovo Labourie coltivava le stesse tendenze, ragion per cui l´arcivescovo si separò da lui.

Preghiamo affinché Iddio voglia accogliere il Suo servitore, dopo questo faticoso cammino della vita, nella Sua casa paterna, dove egli trovi finalmente quiete e pace. R.I.P.
 
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