Consolazioni per i fedeli In tempo di persecuzioni, di scismi, di eresie
del R. P. Demaris Prete cattolico, Professore di teologia presso la Casa dei Missionari di San Giuseppe a Lione, esiliato verso il 1803 e morto per la Fede di Gesù Cristo.
Seguite da una breve lettera di Mons. de Marbœuf, Arcivescovo di Lione in esilio, ai fedeli della sua diocesi, del 6 dicembre 1796 Ristampato a Beauchêne - Imprimerie R. Fazilleau, 1969 trad. Alberto Fontan
La carità del Padre Demaris, vedendo i suoi fedeli minacciati di trovarsi senza pastori, gli fece scrivere (dietro loro preghiera), sebbene fosse in catene, la Regola di Condotta che segue, per loro consolazione.
MIEI CARI FIGLI,
Posti in mezzo alle vicissitudini umane ed al pericolo che offre lo scontro delle passioni, indirizzate le vostre carità a vostro padre e gli domandate una regola di condotta.
Mi accingo a mostrarvela, ed a cercare di portare alle vostre anime la consolazione di cui avete bisogno: Gesù Cristo, il modello dei cristiani, ci insegna con la sua condotta quel che dobbiamo fare nei momenti penosi in cui ci troviamo. Alcuni farisei gli dissero un giorno : « Ritiratevi da qui, perchè Erode vuol farvi morire ». Rispose loro : «Andate a dire a quella volpe che scaccio i demoni, e che termino di compiere delle guarigioni oggi e domani, e che il terzo giorno verrà la mia fine. Ma debbo agire ancora oggi e domani e dopodomani, perchè un profeta non deve morire fuori di Gerusalemme ». (Luca, XIII, 31-33). Voi tremate, miei cari figli; tutto quel che vedete, tutto quel che ascoltate è spaventoso, ma consolatevi: è la volontà di Dio che si compie. I vostri giorni sono contati, la Sua provvidenza pesa su di voi. Amate quegli uomini che l'umanità vi offre come feroci ; sono degli strumenti che il Cielo impiega per i suoi disegni e, come un mare corrucciato, non passeranno la linea stabilita contro i flutti che si dondolano, si agitano e si minacciano.
Il turbine tempestoso della rivoluzione che colpisce a destra e a sinistra, ed i rumori che vi allarmano, sono le minacce di Erode : che esse non vi distolgano affatto dalle buone opere ; che non alterino punto la vostra confidenza e che non facciano per nulla appassire lo splendore delle vostre virtù, che vi uniscono a Gesù Cristo. Egli è il vostro modello, e le minacce di Erode non lo sviano affatto dal percorso della sua destinazione.
So che potete venir privati della libertà, che si può anche cercare di farvi morire. Vi dirò quindi quel che San Pietro diceva ai primi fedeli : « Quel che è gradito a Dio è che, in vista di piacergli, sopportiamo i mali e le pene che ci fanno soffrire ingiustamente : infatti, che motivo di gloria avrete se è per le vostre colpe che dovete subire dei cattivi trattamenti ? »
« Ma se facendo il bene le soffrite con pazienza, ecco là quel che è gradito a Dio, perchè è ciò a cui siete stati chiamati, poichè Gesù Cristo ha sofferto per noi, lasciandovi il suo esempio, affinchè voi marciaste sulle sue tracce. Lui, che non aveva commesso alcun peccato, e dalla cui bocca non è mai uscita alcuna parola ingannevole, quando l’hanno coperto d’ingiurie, non ha affatto risposto con delle ingiurie ; quando l’hanno maltrattato, non ha affatto minacciato, ma si è consegnato nelle mani di chi lo giudicava ingiustamente ». (I Lettera di San Pietro, II, 19-24).
I discepoli di Gesù Cristo, nella loro fedeltà a Dio, sono fedeli alla loro patria e pieni di sottomissione e rispetto verso le autorità ; fermi nei loro principi, con una coscienza senza rimorsi, adorando la volontà di Dio. Non devono affatto fuggire vilmente la persecuzione : quando si ama la croce, si è arditi ad abbracciarla ed anche l’amor suo ci rallegra. Essa è necessaria alla nostra unione intima con Gesù Cristo ; essa può arrivare ad ogni istante, ma non è sempre così meritoria, né così gloriosa. Se Dio non vi chiama al martirio, sarete come quegli illustri confessori della fede dei quali San Cipriano dice : « Che senza esser morti per mezzo della mano del carnefice, hanno colto il merito del martirio, perché vi si erano preparati ». La condotta di San Paolo, tracciata negli Atti degli Apostoli (Cap. XXI), ci da’ quel bel modello, tratto da quello di Gesù Cristo : andando a Gerusalemme, apprese, a Cesarea, che vi sarebbe stato esposto alla persecuzione ; i fedeli lo pregarono di evitarlo, ma egli si credeva chiamato ad essere crocifisso con Gesù Cristo, se tale fosse stata la sua volontà. Per tutta risposta, disse loro : « Ah ! cessate d’intenerirmi il cuore con le vostre lacrime ; vi dico che son pronto a soffrire, a Gerusalemme, non solo la prigione, ma anche la morte per l’amore di Gesù Cristo ».
Ecco, miei cari figli, quali devono essere le vostre disposizioni : ci deve armare lo scudo della fede, ci deve sostenere la speranza e la carità deve dirigerci in ogni cosa. Se in tutto e sempre dobbiamo esser semplici come le colombe e prudenti come i serpenti, dobbiamo soprattutto esserlo quando siamo contristati per Gesù Cristo.
Vi ricorderò qui una massima di San Cipriano che, in questi momenti, dev’essere la regola della vostra fede e della vostra pietà : « Non cerchiamo troppo, dice questo illustre martire, l'occasione del combattimento e neppure la fuggiamo troppo: attendiamola su ordine di Dio e speriamo tutto dalla sua misericordia. Dio ci domanda piuttosto un’umile confessione di fede che una protesta troppo ardita. L'umiltà è tutta la nostra forza ». Questa massima ci invita a meditare sulla forza, la pazienza ed anche la gioia con la quale i santi hanno sofferto.
Vedete quel che dice San Paolo, sarete convinti che quando si è animati dalla fede, i mali non ci toccano che all’esterno, e non sono che un istante di lotta che la vittoria corona. Questa verità consolante non può essere apprezzata che dal giusto. Ed anche non siate sorpresi se, ai nostri giorni, crediamo quel che San Cipriano( ) vide al tempo suo, all’epoca della prima persecuzione : che la maggior parte dei fedeli correvano al combattimento con gioia!
Amare Dio e non temere che Lui solo, tale è l’appannaggio del piccolo numero degli eletti. Sono questo amore e questo timore che fanno i martiri, staccando i fedeli dal mondo ed attaccandoli a Dio ed alla sua santa legge.
Per sostenere questo amore e questo timore nei vostri cuori, vigilate e pregate, aumentate le vostre opere buone ed unite ad esse delle istruzioni edificanti delle quali i primi fedeli ci hanno dato l’esempio. Intrattenetevi sui confessori della fede e glorificate quindi Signore, secondo l’uso dei primi cristiani, che ci descrive il capitolo degli Atti degli Apostoli.
Questa pratica sarà per voi tanto più salutare quanto più sarete privi dei ministri del Signore, che alimentavano le vostre anime col pane della parola. Piangete quegli uomini preziosi per la vostra pietà, valuto la vostra perdita : sembrate isolati con voi stessi, ma questo isolamento, agli occhi della fede non potrà esservi salutare? É per mezzo della fede che i fedeli sono uniti. Approfondendo questa verità, crediamo che l’assenza del corpo non spezzi affatto questa unione, poiché essa non rompe i legami della fede, ma piuttosto li aumenta spogliandola di ogni sensibilità.
I cristiani che non vivono che della fede, non vivono che per mezzo della fede. Se foste uniti con questo legame ai ministri del Signore che rispettate, consolatevi : la loro assenza purifica e ravviva l’amicizia che ci unisce. La fede ci rende presenti coloro che amiamo in rapporto alla nostra salvezza, quali che siano pur le distanze e le catene che li separano da noi ; la fede ci da’ degli occhi così penetranti che possiamo vederli dovunque essi siano : quand’anche fossero alle estremità della terra, o anche che la morte li avesse da noi separati. Nulla è lontano dalla fede ; essa penetra nel più profondo della terra, come nel più alto dei cieli. La fede è al di sopra dei sensi, e il suo dominio è al di sopra del potere degli uomini. Chi può toglierci il ricordo? Chi può impedirci di presentarci davanti a Dio con coloro che amiamo e di domandargli il nostro pane quotidiano con delle preghiere unite a quelle di coloro che amiamo? Non basta, figli miei, consolarvi riguardo all’assenza dei ministri del Signore, asciugare le lacrime che spandete sulle loro catene. Privandovi questa perdita dei sacramenti e delle consolazioni spirituali, la vostra pietà si allarma! Essa si vede isolata. Per legittima che sia la vostra desolazione, non dimenticate che Dio è vostro padre e che se permette che siate privati dei mediatori che aveva stabilito per dispensare i suoi misteri, non chiude per quello i canali delle grazie e delle misericordie. Vado ad offrirvele come le sole risorse alle quali possiamo ricorrere per purificarci. Leggete quel che scriverò con le stesse intenzioni che ho avute nello scriverlo : Non cerchiamo che la verità e la nostra salvezza nell’abnegazione di noi stessi, nel nostro amore per Dio ed una perfetta sottomissione alla sua volontà.
Voi conoscete l’efficacia dei sacramenti ; sapete dell’obbligo che ci è imposto di ricorrere al sacramento della penitenza per purificarci dei nostri peccati. Ma, per profittare di quei canali di misericordia, ci vogliono dei ministri del Signore. Nella situazione in cui siamo : senza culto, senza altare, senza sacrificio, senza prete, non vediamo che il cielo! E non abbiamo più mediatori tra gli uomini!... Che questo abbandono non vi abbatta punto : la fede ci offre Gesù Cristo, questo mediatore immortale ; egli vede il nostro cuore, ascolta i nostri desideri, corona la nostra fedeltà; siamo, agli occhi della sua misericordia onnipotente, quel malato da trentotto anni a cui dice, per guarirlo, non di far venire qualcuno che lo getti nella piscina, ma di prendere il suo letto e camminare...
Se gli avvenimenti della vita variano la situazione dei fedeli, variano del pari i nostri obblighi ; in altri tempi, saremmo quei servitori che avevano ricevuto cento talenti : avevamo l’esercizio tranquillo della nostra religione. Attualmente, non abbiamo che un solo talento, che è il nostro cuore: facciamolo fruttificare e la nostra ricompensa sarà uguale a quella che avremmo ricevuto se ne avessimo fatti fruttificare di più. Dio è giusto, non ci domanda l’impossibile ; ma poichè è giusto, ci domanda la fedeltà in ciò che è possibile. Pieni di rispetto per le leggi divine ed ecclesiastiche, che ci chiamano al sacramento di penitenza, vi debbo dire che ci sono delle circostanze in cui queste leggi non obbligano ; è essenziale per la vostra istruzione e la vostra consolazione che conosciate bene quelle circostanze al fine di non prendere il vostro proprio spirito per quello di Dio.
Le circostanze dove queste leggi non obbligano sono quelle in cui la volontà di Dio si manifesta per operare la nostra salute, senza l’intermediario degli uomini. Dio non ha bisogno che di se stesso per salvarci, quando lo vuole. É la sorgente della vita e supplisce a tutti i mezzi ordinari che ha stabilito per operare la nostra salute, con dei mezzi che la Sua misericordia ci dispensa secondo i nostri bisogni. É un padre tenero che, con dei mezzi ineffabili, soccorre i suoi figli quando, credendosi abbandonati, non cercano che lui e non sospirano che per lui.
Se nel corso della nostra vita avessimo trascurato il minore dei mezzi che Dio e la sua Chiesa hanno stabilito per santificarci, saremmo stati dei figli ingrati : ma se giungessimo a credere che in circostanze straordinarie non potessimo fare a meno anche dei mezzi maggiori, dimenticheremmo ed insulteremmo la Saggezza divina, che ci mette alla prova e che, volendo che noi ne veniamo privati, supplisce ad essi mediante il Suo Spirito.
Per esporvi, miei cari figli, con esattezza la vostra regola di condotta, vado a confrontare con la vostra situazione i principi della fede ed alcuni esempi della storia della religione, che ne svilupperanno il senso e vi consoleranno nell’applicazione che ne potrete fare.
É di fede che il primo e più necessario di tutti i sacramenti è il battesimo : è la porta della salvezza e della vita eterna ; tuttavia, il desiderio, il voto del battesimo, è sufficiente in certe occasioni : i catecumeni che erano sorpresi dalla persecuzione non lo ricevevano che nel sangue che spargevano per la religione. Essi trovavano la grazia di tutti i sacramenti nella confessione libera della loro fede ed erano incorporati nella Chiesa mediante lo Spirito Santo, legame che unisce tutte le membra al Capo.
É così che si sono salvati i martiri; il loro sangue ha servito loro di battesimo : è così che si salveranno tutti coloro che, istruiti circa i nostri misteri, desidereranno (secondo la loro fede) riceverli. Tale è la fede della Chiesa : essa si fonda su quel che dice San Pietro : "Che non si può rifiutare l’acqua del battesimo a coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo".
Quando si ha lo Spirito di Gesù Cristo, quando, per amore di Lui, siamo esposti alla persecuzione, privati d’ogni soccorso, oppressi dalle catene della cattività, quando veniamo condotti al patibolo, abbiamo allora tutti i sacramenti nella croce. Questo strumento della nostra redenzione racchiude tutto quel che è necessario alla salvezza.
La tradizione della Chiesa, nei suoi secoli più belli, conferma questa verità dogmatica. I fedeli che hanno desiderato i sacramenti, i confessori e i martiri, sono stati salvati senza il battesimo e senza alcuno dei sacramenti, quando non potevano riceverli. Donde è facile concludere che nessun sacramento è necessario quando è impossibile riceverlo : e questa conclusione è la fede della Chiesa.
Sant’Ambrogio riguardava il pio imperatore Valentiniano come un santo, sebbene fosse morto senza il battesimo, che aveva desiderato, ma che non aveva potuto ricevere. É il desiderio, è la volontà che ci salva : « In questo caso, dice quel santo Dottore della Chiesa, colui che non riceve il sacramento dalla mano degli uomini, lo riceve dalla mano di Dio. Colui che non è battezzato dagli uomini, lo è dalla pietà, lo è da Gesù Cristo.». Quel che ci dice del battesimo quel grand’uomo, diciamolo di tutti i sacramenti, di tutte le cerimonie e di tutte le preghiere nei momenti attuali. Chi non può confessarsi ad un sacerdote, ma che, avendo tutte le disposizioni necessarie al sacramento, lo desidera e ne forma il voto fermo e costante, sente Gesù Cristo che, toccato e testimone della sua fede, gli dice quel che ha detto una volta alla donna peccatrice : « Va, ti è molto perdonato, perchè hai molto amato ».
San Leone dice che l’amore della giustizia contiene in sé tutta l’autorità apostolica ; in ciò esprime la fede della Chiesa. L’applicazione di questa massima ha luogo per tutti coloro che, come noi, sono privati del ministero apostolico dalla persecuzione che allontana o imprigiona i veri ministri di Gesù Cristo, degni della fede e della pietà dei fedeli. Essa ha luogo soprattutto se siamo colpiti dalla persecuzione : la croce di Gesù Cristo non lascia alcuna macchia quando la si abbraccia e la si porta come si deve. Qui, al posto dei ragionamenti, ascoltiamo il linguaggio dei Santi. I confessori e i martiri d'Africa, scrivendo a San Cipriano, dicevano arditamente che si ritornava con la coscienza pura e netta dai tribunali dove si aveva confessato il nome di Gesù Cristo ; non dicevano che ci si andava con una coscienza pura e netta, ma che si tornava con una coscienza pura. Nulla fa tacere gli scrupoli quanto la croce!
Circondati dagli estremi che son le prove dei Santi, se non possiamo confessare i nostri peccati ai preti, confessiamoli a Dio. Sento, figli miei, la vostra delicatezza e i vostri scrupoli : che essi cessino e che la vostra fede e il vostro amore per la croce aumentino. Dite a voi stessi e, mediante la vostra condotta, dite a tutti coloro che vi vedranno quel che diceva San Paolo : « Chi mi separerà dalla carità di Gesù Cristo ? » (San Paolo ai Romani, 8, 35).
San Paolo era allora nella vostra situazione e non diceva che la privazione di ogni ministro del Signore, dovunque potesse egli trovarsi, avrebbe potuto separarlo da Gesù Cristo ed alterare in lui la carità : sapeva che, spogliato di ogni soccorso umano e privato d’ogni intermediario tra lui ed il cielo, avrebbe trovato nel suo amore, nel suo zelo per il Vangelo e nella croce, tutti i sacramenti e i mezzi di salute necessari per giungervi.
Da quel che vi ho appena detto, vi è facile vedere una grande verità, ben adatta a consolarvi e ad infondervi del coraggio : è che la vostra condotta è una vera confessione( ) davanti a Dio e davanti agli uomini. Se la confessione deve precedere l’assoluzione, qui la vostra condotta deve precedere le grazie di santità o di giustizia che Dio ci dispensa, ed è una confessione pubblica e continua. La confessione è necessaria, dice Sant’Agostino, perchè essa racchiude la condanna del peccato ; qui, lo condanniamo in una maniera così pubblica e così solenne che essa è conosciuta da tutta la terra, e questa condanna, che è causa del fatto che non possiamo avvicinarci ad un prete, non è forse più meritoria che un’accusa di peccati personale e fatta in segreto? Non è forse più satisfattoria e più edificante ? La confessione segreta dei nostri peccati al sacerdote ci costava poco, e quella che facciamo oggi è sostenuta dal sacrificio generale dei nostri beni, della nostra libertà, del nostro riposo, della nostra reputazione, e può darsi anche della nostra vita!
La confessione che facevamo al sacerdote non era che abbastanza utile a noi, mentre quella che facciamo al presente è utile ai nostri fratelli e può servire a tutta la Chiesa. Dio ci fa, per quanto indegni che siamo, la grazia di volersi servire di noi per mostrare che è un crimine enorme l’offendere la verità e la giustizia, e la nostra voce sarà tanto più intelligibile quanto più soffriremo dei maggiori mali con maggior pazienza. Il nostro esempio dice ai fedeli che vi è più male di quel che non si pensi a fare quel che si pretenderebbe da parte nostra. Non ci confessiamo di un peccato, ma confessiamo la verità, la qual cosa è la confessione più nobile e più necessaria nelle presenti circostanze. Non confessiamo i nostri peccati in segreto : confessiamo la verità in pubblico! Siamo perseguitati, ma la verità non è affatto prigioniera e abbiamo questa consolazione, nell’ingiustizia che soffriamo, che non rinchiudiamo affatto la verità di Dio nell’ingiustizia, come dice l’Apostolo delle nazioni, e che insegnamo ai nostri fratelli a non rinchiudervela punto. Infine, se non confessiamo affatto i nostri peccati, la Chiesa li confessa per noi. Tali sono le regole ammirabili della Provvidenza, che permette queste prove per farci meritare e per farci riflettere seriamente sull’uso che abbiamo fatto dei sacramenti.
L’abitudine e la facilità che avevamo di confessarci ci lasciava sovente nella tiepidezza, mentre adesso, privi di confessori, ci si ripiega su se stessi ed il fervore aumenta. Riguardiamo questa privazione come un digiuno per le anime e una preparazione a ricevere il battesimo della penitenza che, vivamente desiderato, diverrà un cibo più salutare. Cerchiamo di allontanare dalla nostra condotta, che è la nostra confessione davanti agli uomini e la nostra accusa davanti a Dio, tutti i difetti che potrebbero essersi introdotti nelle confessioni ordinarie; soprattutto la poca umiltà interiore.
Quel che ho detto è più che sufficiente ; tuttavia, non so se sarò riuscito a tranquillizzarvi riguardo alle ansietà e agli scrupoli che la delicatezza fa sorgere in un’anima ridotta a giudicarsi da sè e a dirigersi secondo i propri movimenti.
Sento, figli miei, tutta l’importanza della vostra sollecitudine ; ma, quando ci si affida a Dio, non bisogna farlo a metà : sarebbe un mancare di confidenza il considerare i mezzi coi quali Dio chiama e conserva, come incompleti e che lascino qualcosa a desiderare nell’ordine della grazia. Trovavate nella saggezza, nella maturità e nell’esperienza dei ministri del Signore dei consigli e delle pratiche efficaci per evitare il male, fare il bene ed avanzare nella virtù; tutto ciò non dipende affatto dal carattere sacramentale, ma dai lumi personali : un amico virtuoso, zelante e caritatevole può essere su questo punto il vostro giudice ed il vostro direttore. Le persone pie non andavano al tribunale della penitenza solo per cercare delle istruzioni e dei lumi : esse si aprivano alle persone notevoli per la loro santa vita in colloqui familiari. Fate lo stesso ; ma che la carità più diretta regni in questo mutuo commercio delle vostre anime e dei vostri desideri : Dio li benedirà, e troverete i lumi di cui avete bisogno. Se questo mezzo vi fosse impossibile, riposatevi sulle misericordie di Dio : egli non vi abbandonerà ; il Suo Spirito parlerà esso stesso ai vostri cuori con delle sante ispirazioni, che li infiammeranno e li dirigeranno verso gli oggetti augusti dei vostri destini. Mi troverete conciso su questo tema. I vostri desideri vanno ben al di là ; ma abbiate un po’ di pazienza, il resto della mia lettera risponderà interamente alle vostre aspettative ; non si può dire tutto insieme, soprattutto riguardo ad un soggetto così delicato e che esige la più grande precisione. Ecco che continuerò a parlarvi come parlo a me stesso :
Lontani dalle risorse del santuario e privati di ogni esercizio del sacerdozio, non ci resta come mediatore che Gesù Cristo : è a Lui che dobbiamo ricorrere per i nostri bisogni ; è davanti alla Sua Maestà suprema che dobbiamo strappare senza riguardi il velo delle nostre coscienze e, nella ricerca del bene e del male che abbiamo fatti, ringraziarlo delle sue grazie, riconoscerci colpevoli delle nostre offese... e pregare poi che ci perdoni e ci indichi i sentieri della Sua santa volontà (avendo in cuore il desiderio sincero di farlo ad un suo ministro, quando e non appena lo potremo). Ecco, figli miei, quel che chiamo confessarsi a Dio. Con una tale confessione ben fatta, Dio stesso vi assolverà! É il Vangelo che ce lo insegna, proponendoci l’esempio del pubblicano che, umiliatosi davanti a Dio, se ne ritornò giustificato, poiché il miglior segno dell’assoluzione, è la giustizia, che non può esser legata, perché è essa che slega. Ecco quel che dobbiamo fare, nell’isolamento totale in cui siamo. La Santa Scrittura ci traccia qui i nostri doveri. Tutto ciò che riguarda Dio è santo : quando soffriamo per la verità, le nostre sofferenze son quelle di Gesù Cristo, che ci onora d’un tipo particolare di somiglianza con Lui e con la Sua croce. Questa grazia è la più grande felicità che possa arrivare ad un mortale durante la sua vita.
É così che in tutte le situazioni penose che ci privano dei sacramenti, la croce portata cristianamente è la sorgente della remissione delle nostre colpe ; come, portata un tempo da Gesù Cristo, essa lo fu delle colpe di tutto il genere umano. Dubitare di questa verità, è fare ingiuria al nostro Salvatore crocifisso, è non riconoscere abbastanza la virtù ed il merito della croce!...
Ditemi : sarebbe possibile che il buon ladrone abbia ricevuto il perdono delle sue colpe e che il fedele che abbandona tutto per il suo Dio non riceva il perdono delle sue?
Dei Santi Padri osservano che il buon ladrone fu criminale fino alla croce per mostrare ai fedeli quel che devono sperare da quella croce quando l’abbracciano e in vista della giustizia e della verità vi restano attaccati. Gesù Cristo, al termine delle sue sofferenze, è entrato in cielo per mezzo della croce. Noi siamo suoi discepoli, egli è il nostro modello ; soffriamo come lui ed entreremo nell’eredità che ci ha preparato per mezzo della croce.
Ma, per esser santificati per mezzo della croce, non bisogna appartenere a se stessi, bisogna essere tutti di Dio ; occorre che la nostra condotta riproduca le virtù di Gesù Cristo : non è sufficiente, di questi tempi, che animati dal suo amore, vi riposiate sul suo petto come San Giovanni ; occorre che lo serviate con fermezza e costanza sul Calvario e sulla croce : là, confessandovi a Dio, se la vostra confessione a Dio non è coronata dall’imposizione delle mani dei sacerdoti, essa lo sarà mediante l’imposizione delle mani di Gesù Cristo. Guardate le sue mani adorabili che sembrano così pesanti alla natura e che sono così leggere per coloro che lo amano!... Esse sono distese su di voi dalla mattina alla sera per riempirvi d’ogni sorta di benedizioni, se non le respingete voi stessi. Non c’è nessuna benedizione simile a quella di Gesù Cristo crocifisso quando benedice i suoi figlioli sulla croce.
Il sacramento della penitenza è per noi, in questo momento, il pozzo di Giacobbe, la cui acqua è eccellente e salutare ; ma il pozzo è profondo : privati di tutto, non possiamo pescarvi e dissetarci; anche delle guardie ne proibiscono l’entrata... Ecco il dipinto della nostra situazione. Riguardiamo la condotta dei nostri persecutori come una punizione dei nostri peccati! É certo che se potessimo avvicinarci a quel pozzo con fede, ci troveremmo Gesù Cristo che parla alla Samaritana. Ma non perdiamoci d’animo! Scendiamo fino alla valle di Betulia, dove troveremo parecchie sorgenti che non sono custodite, dove potremo placare tranquillamente la nostra sete. Che Gesù Cristo abiti nei nostri cuori! Che il suo Spirito Santo li infiammi, e troveremo in noi questa sorgente di acqua viva che supplirà al pozzo di Giacobbe. Gesù Cristo, come sommo pontefice, compie egli stesso in un modo ineffabile nella confessione che facciamo a Dio, quel che avrebbe compiuto in ogni altro tempo per mezzo del ministero dei sacerdoti, e questa confessione ha un vantaggio che gli uomini non possono rapirci : c’è tuttavia in noi Gesù Cristo che si occupa continuamente di noi! Dobbiamo farla in ogni tempo, in ogni luogo ed in tutte le possibili situazioni. É cosa degna di ammirazione e di riconoscenza il vedere che ciò che il mondo fa per allontanarci da Dio e dalla sua Chiesa, ce ne avvicina ancor più.
La confessione non dev’essere soltanto un rimedio per tutti i peccati passati ; essa ci deve preservare dai peccati a venire. Se riflettiamo seriamente su questa doppia efficacia del sacramento della penitenza, potremo aver molto da umiliarci e da piangere! E vi saremo tanto più fondati quanto più l’avanzamento nella virtù sarà stato lento e che ci saremo sempre trovati gli stessi prima e dopo le nostre confessioni. Possiamo attualmente riparare tutte queste mancanze, che provenivano da una troppo facile fiducia nell’assoluzione, e dal fatto che non si approfondiva abbastanza la conoscenza delle proprie piaghe!... Obbligata adesso a piangere davanti a Dio, l’anima fedele si occupa a considerare tutte le sue deformità ; là, ai piedi del Salvatore, e penetrata dal dolore e dal pentimento, essa vi resta nel silenzio, non parlandogli che con le lacrime, come la peccatrice del Vangelo, nel vedere da un lato le proprie miserie e dall’altro la bontà di Dio. Essa si annienta davanti alla Sua Maestà, fino a quando Egli non dissolva i suoi mali con uno dei suoi sguardi. É là che la luce divina illumina il suo cuore contrito ed umiliato e gli svela perfino gli atomi che possono oscurarlo. Che questa confessione a Dio sia per voi una pratica giornaliera, corta ma viva, e che di tanto in tanto la facciate da un’epoca all’altra, come ogni giorno la fate della giornata (al vostro esame di coscienza della sera).
Il primo frutto che ne otterrete, oltre la remissione dei vostri peccati, sarà d’imparare a conoscervi e a conoscere Dio. Il secondo, di essere sempre presentati ai sacerdoti, se lo poteste, adorni del carattere delle misericordie del Signore.
Credo di aver detto quel che dovevo, figli miei, per la vostra condotta riguardo al sacramento della penitenza. Adesso passo a parlarvi della privazione dell'Eucaristia e, successivamente, di tutti i soggetti di cui mi parlate nella vostra lettera.
L’Eucaristia, il sacramento d’amore, vi dava parecchie dolcezze e vantaggi quando potevate parteciparvi ; ma ora che ne siete privati, per essere difensori della verità e della giustizia, i vostri vantaggi sono gli stessi ; perché chi avrebbe osato avvicinarsi a quella tavola se Gesù Cristo non ce ne avesse fatto un precetto e se la Chiesa, che desidera che ci fortifichiamo per mezzo di questo pane di vita, non ci avesse invitati a mangiarlo con la voce dei suoi ministri, che ci rivestivano della veste nuziale? Ma se paragoniamo l’obbedienza, per causa della quale ne siamo privi, a quella che ad essa ci conduceva, sarà facile giudicarne il merito.
Abramo obbedì immolando suo figlio, e obbedì non immolandolo : ma la sua obbedienza fu ben più grande quando mise mano alla spada, che quando rimise la spada nel fodero.
Noi obbediamo coll’accostarci all’Eucaristia ; ma ritraendoci da questo sacrificio immoliamo noi stessi. Alterati per la sete della giustizia, e privandoci del sangue dell’Agnello, che solo può placarla, sacrifichiamo la nostra stessa vita, per quanto sta in noi. Il sacrificio di Abramo fu d’un istante ; un angelo fermò la spada; il nostro è quotidiano e si rinnova tutte le volte che adoriamo con sottomissione la mano di Dio, che ci allontana dai suoi altari, e questo sacrificio è volontario.
É essere vantaggiosamente privati dell’Eucaristia, il levare lo stendardo della croce per la causa di Gesù Cristo e la gloria della sua Chiesa. − Osservate, figli miei, che Gesù Cristo, dopo aver dato il suo corpo, non fece alcuna difficoltà nel morire per noi. Ecco la condotta del cristiano nelle persecuzioni : la croce succede all’Eucaristia. Che l'amore dell’Eucaristia non ci allontani dunque dalla croce! É mostrare e fare un glorioso progresso nella gloria del Vangelo, l’uscire dal cenacolo per salire al Calvario. Sì, non temo di dirlo, quando la tempesta della malizia degli uomini tuona contro la verità e la giustizia, è più vantaggioso per i fedeli soffrire per Gesù Cristo che partecipare al Suo sacro corpo per mezzo della comunione.
Mi sembra intendere il Salvatore dirci : « Ah ! Non temete di venir separati dalla mia tavola per la confessione del mio Nome! É una grazia che vi faccio, che è un bene raro ; riparate con questa umiliazione, privazione che mi glorifica, tutte le comunioni che mi disonorarono. Siate consapevoli di questa grazia : non potete far nulla senza di me, ed io metto nelle vostre mani un mezzo di fare quel che ho fatto per voi, e di rendermi con magnificenza quel che vi ho dato di più grande! Io ve l’ho dato : quando ve ne siete separati per esser fedeli al mio servizio, rendete alla mia verità quel che avreste ricevuto dalla mia carità. Non ho potuto donarvi nulla di più grande, ed anche voi non potete donarmi nulla di più grande. La vostra riconoscenza eguaglia, per la grazia che vi ho fatto, la grandezza del dono che vi ho fatto. Consolatevi, se non vi chiamo a versare il vostro sangue come i martiri : ecco il mio per supplirvi ; tutte le volte che vi si impedirà di berlo, vi terrò nello stesso conto che se avreste sparso il vostro; ed il mio è infinitamente più prezioso... ».
É così che troviamo l’Eucaristia nella privazione stessa dell’Eucaristia ; d’altra parte, chi può separarci da Gesù Cristo e dalla sua Chiesa nella comunione, avvicinandoci per mezzo della fede ai suoi altari in un modo tanto più efficace quanto più spirituale e più lontano dai sensi?
É ciò che chiamo comunicarsi spiritualmente, unendosi ai fedeli che possono farlo, nei diversi luoghi della terra. Questa comunione vi era familiare al tempo in cui potevate accostarvi alla Santa Tavola : ne conoscete i vantaggi e la maniera ; è per questo che non ve ne parlo.
Mi metto ad esporvi quel che la Santa Scrittura e gli Annali della Chiesa mi offrono di riflessioni sulla privazione della messa e la necessità per i fedeli di un sacrificio continuo per i fedeli, durante il tempo della persecuzione, e ciò brevemente. Prestate, figli miei, una attenzione particolare ai principi che sto per ricordarvi : sono inerenti alla vostra edificazione.
Nulla succede senza la volontà di Dio : che abbiamo un culto che ci permetta d’assistere alla messa o che ne siamo privati, dobbiamo essere ugualmente sottomessi alla Sua santa volontà e, in ogni circostanza, esser degni del Dio che serviamo!
Il culto che dobbiamo a Gesù Cristo è fondato sull’assistenza che ci da’ e sulla necessità che abbiamo del Suo aiuto. Questo culto ci traccia dei doveri come fedeli isolati, così come ce ne tracciava una volta nell’esercizio pubblico della nostra santa religione.
Come figli di Dio, secondo la testimonianza di San Pietro e di San Giovanni, partecipiamo al sacerdozio di Gesù Cristo per offrire delle preghiere e dei voti ; se non abbiamo il carattere dell’ordine per sacrificare sugli altari visibili, non siamo senza ostie, perché possiamo offrirle nel culto del nostro amore sacrificando noi stessi Gesù Cristo a Suo Padre sull’altare invisibile dei nostri cuori. Fedeli a questo principio, raccoglieremo tutte le grazie che avremmo potuto raccogliere se avessimo assistito al santo sacrificio della messa.
La carità ci unisce a tutti i fedeli dell’universo che offrono questo divino sacrificio o che vi assistono. Se l’altare materiale o le specie sensibili ci mancano, non ce ne sono neppure in cielo, dove Gesù Cristo è offerto nella maniera più perfetta. Si, figli miei, i fedeli che sono senza preti essendo essi stessi preti e re, secondo San Pietro, offrono i loro sacrifici senza tempio, senza ministri e senza alcunchè di sensibile; non c’è bisogno che di Gesù Cristo per offrirlo, per il sacrificio del cuore, dove la vittima dev’essere consumata dal fuoco dell’amore dello Spirito Santo. Ciò vuol dire essere uniti a Gesù Cristo, dice San Clemente d’Alessandria, per mezzo delle parole, delle azioni e del cuore. Gli siamo uniti per mezzo delle parole quando esse sono vere, delle azioni quando esse sono giuste e del cuore quando la carità lo infiamma. Così, diciamo la verità, allora renderemo a Dio la gloria che gli è dovuta. Quando siamo veri nelle parole, giusti nelle azioni, sottomessi a Dio nei desideri e nei pensieri, non parlando che per mezzo di Lui solo, lodandolo dei Suoi doni ed umiliandoci per le nostre infedeltà, offriamo un sacrificio gradito a Dio, che non può esserci tolto. "Il sacrificio che Dio domanda è uno spirito penetrato dal dolore", dice il santo re Davide ; "Voi non disprezzate, o mio Dio, un cuore contrito ed umiliato" (Salmo 50).
Mi resta a considerare l’Eucaristia come viatico : potete esserne privi al momento della morte ; debbo illuminarvi e premunirvi contro une privazione così sensibile. Dio, che ci ama e ci protegge, ha voluto darci il Suo corpo in prossimità della morte per fortificarci in quel pericoloso passaggio.
Quando portate lo sguardo sull’avvenire, ove vi vedete in agonia, senza viatico, senza estrema unzione e senza alcuna assistenza da parte dei ministri del Signore, vi riguardate come nell’abbandono più triste e più doloroso !
Consolatevi, figli miei, nella confidenza che dovete a Dio ; questo tenero padre spanderà su di voi le Sue grazie, le Sue benedizioni e le Sue misericordie, in quei momenti terribili che temete, con più abbondanza che se poteste essere assistiti dai Suoi ministri, dei quali siete privi se non per il fatto che non avete voluto abbandonare Lui.
L’abbandono e la trascuratezza nei quali temiamo di trovarci assomiglia a quelli del Salvatore sulla croce, quando disse al Padre : "Mio Dio, mio Dio, perché mi avete abbandonato?". − Ah ! Quanto istruttive sono quelle parole : le pene e l’abbandono vi conducono ai vostri gloriosi destini terminando la vostra carriera come Gesù Cristo terminò la Sua. Gesù, nelle Sue sofferenze, nell’abbandono e nella morte, era nell’unione più intima con Suo Padre. Nelle vostre pene ed abbandono, siate a Lui similmente uniti, e che il vostro ultimo sospiro sia come il Suo : che la volontà di Dio si compia.
Quel che ho detto della privazione del viatico alla morte, lo dirò anche dell’estrema unzione. Se muoio tra le mani di persone che non solo non mi assistono, ma che mi insultano, sarò tanto più felice quanto più la mia morte avrà maggior conformità con quella di Gesù Cristo, che fu uno spettacolo di obbrobri per tutta la terra!... Crocifisso dalle mani dei Suoi nemici, è trattato come un ladro e muore tra due ladroni! Egli era la Sapienza stessa, e passa per un insensato ; era la Verità, e passa per un furbastro e un seduttore! I farisei e gli scribi trionfarono su di Lui, ed in Sua presenza! Infine, si sono saziati col Suo sangue! Gesù Cristo è morto nell’infamia del supplizio più vergognoso e coi dolori più atroci! Cristiani, se la vostra agonia e morte sono per i vostri nemici un’occasione per insultarvi e trattarvi con obbrobrio, quale fu quella di Gesù Cristo? Non so se l’angelo che gli fu inviato per supplire alla durezza e all’insensibilità degli uomini non lo fosse proprio per insegnarci che in una tale occasione riceviamo la consolazione del cielo, quando quelle della terra ci mancano. Non fu affatto senza un disegno particolare di Dio che gli apostoli, che avrebbero dovuto consolare Gesù Cristo, rimasero profondamente assopiti.
Che il fedele non si stupisca dunque di trovarsi senza prete alla sua ultima ora. Gesù Cristo rimprovera gli apostoli per il fatto che dormivano, ma per nulla del fatto che lo lasciano senza consolazione, per insegnarci che, se entriamo nel Giardino degli Ulivi, se saliamo al Calvario, se spiriamo soli e senza soccorsi umani, Dio veglia su di noi, ci consola ed è sufficiente a tutte le nostre necessità. Fedeli che temete il seguito del momento attuale, portate lo sguardo su Gesù: guardatelo, contemplatelo: è il vostro modello ; non ho nulla di più da dirvi a questo riguardo.
Dopo averlo contemplato, avrete ancora paura della privazione delle preghiere e delle cerimonie che la Chiesa ha stabilite per onorare la vostra agonia, la morte e il sepolcro? Pensate che la causa per la quale soffrite e morite rende questa privazione una nuova gloria e vi da’ il merito dell’ultimo tratto di somiglianza che potete avere con Gesù Cristo. La Provvidenza ha permesso e voluto, per nostra istruzione, che i farisei mettessero delle guardie al sepolcro per custodire il corpo di Gesù crocifisso ; essa ha voluto che dopo la morte anche il suo corpo restasse tra le mani dei Suoi nemici per insegnarci che, per lunga che possa essere la dominazione dei nostri nemici, dobbiamo soffrirla con pazienza e pregare per loro. Sant’Ignazio martire, che aveva tanto ardore per l’esser divorato dalle bestie, non avrebbe preferito averle per sepolcro invece del più bel mausoleo? I primi cristiani, che venivano consegnati ai carnefici, si misero mai in pena circa la loro agonia e il loro sepolcro? Erano tutti senza inquietudine circa quel che si sarebbe fatto del loro corpo. Sì, figli miei, quando ci si affida a Gesù Cristo durante la vita, ci si affida bene a Lui dopo la morte.
Gesù sulla croce e prossimo a spirare vide le donne che l’avevano seguito dalla Galilea che si tenevano lontane ; Sua Madre, Maria Maddalena, e il discepolo beneamato erano invece presso la croce nell’abbattimento, nel silenzio e nel dolore!...
Ecco, figli miei, l’immagine di quel che vedrete : la maggior parte dei cristiani piangono quelli tra i fedeli che si trovano consegnati alla persecuzione, ma essi si tengono lontani ; alcuni, come la Madre di Gesù, avvicinano invece la vittima innocente che l’iniquità immola. Sottolineo, con Sant’Ambrogio, che la Madre di Gesù, ai piedi della croce, sapeva che Suo Figlio moriva per la redenzione degli uomini e, desiderando spirare con Lui per il compimento di quella grande opera, non temeva affatto d’irritare i giudei con la sua presenza e di morire col suo divin Figlio. Quando vedrete, miei cari figli, morire qualcuno nell’abbandono o sotto la spada della persecuzione, imitate la Madre di Gesù, e non le altre donne che l’avevano seguito dalla Galilea. Siate penetrati da questa verità : che il tempo di morire più glorioso e più salutare è quando la virtù è più forte nel nostro cuore ; non si deve temere per le membra di Gesù Cristo quando sono nella sofferenza! Assistiamole, non fosse che con lo sguardo e le nostre lacrime.
Ecco, figli miei, quel che ho creduto di dovervi dire : lo ritengo sufficiente per rispondere alle vostre domande e tranquillizzare la vostra pietà ; ho posto i principi senza entrare in alcun dettaglio: mi sembra inutile. Le vostre ferme riflessioni vi suppliranno agevolmente e le vostre conversazioni, se mai la Provvidenza lo permette, avranno dei nuovi desideri. Debbo aggiungere, figli miei, che non dovete affatto affliggervi dello spettacolo stupefacente di cui siamo testimoni. La Fede non si accompagna affatto con questi terrori ; il numero degli eletti è sempre assai piccolo. Temete soltanto che Dio non vi rimproveri la vostra poca Fede e di non aver saputo vegliare un’ora con Lui. Ammetterò tuttavia che l’umanità può affliggersi, ma, nel riconoscere ciò, dirò che la Fede deve rallegrarsi.
Dio fa bene tutte le cose : portate questo giudizio, figli miei, è il solo che sia degno di voi. I fedeli stessi lo formulavano quando il Salvatore compiva delle guarigioni miracolose. Quel che fa al presente è ben più grande : durante la Sua vita mortale, guariva i corpi ; attualmente, guarisce le anime e completa mediante la tribolazione il piccolo numero degli eletti.
Quali che siano i disegni di Dio su di noi, adoriamo la profondità dei Suoi giudizi e mettiamo in Lui tutta la nostra confidenza. Se vuole liberarci, il momento è vicino. Tutti si sollevano contro di noi: i nostri amici ci opprimono, i nostri parenti ci trattano da stranieri! I fedeli che partecipano con noi ai santi misteri, ne sono distolti alla nostra sola vista. Si ha paura di dire non soltanto che come noi si è fedeli alla patria, sottomessi alle sue leggi, ma fedeli a Dio : si ha paura di dire che si è affezionati a noi, e perfino che ci si conosce. Se siamo privi d’aiuto da parte degli uomini, eccoci dal lato di Dio, che, secondo il profeta re, libererà il povero dal potente e il debole che non aveva alcun soccorso. L’universo è l’opera di Dio ; Egli lo regge, e tutto quel che succede rientra nei disegni della Sua Provvidenza. Quando crediamo che la diserzione sta per diventare generale, dimentichiamo che basta un po’ di Fede per rendere la Fede alla famiglia di Gesù Cristo, come un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta.
Questi eventi straordinari, in cui la moltitudine leva la scure per scalzare l’opera di Dio, servono meravigliosamente a manifestare la Sua onnipotenza.
Per tutti i secoli, si vedrà quel che vide il popolo di Dio quando il Signore volle, per mezzo di Gedeone, manifestare la Sua onnipotenza contro i Madianiti. Gli fece mandar via quasi tutto il suo esercito. Trecento uomini soltanto furono tenuti, ed inoltre senz’armi, affinchè la vittoria fosse visibilmente riconosciuta provenire da Dio. Quel piccolo numero dei soldati di Gedeone è la figura del piccolo numero degli eletti che vivono in questo secolo. Avete visto, figli miei, col più doloroso stupore, che la moltitudine di coloro che erano chiamati (poichè tutta la Francia era cristiana), la maggior parte, come nell’esercito di Gedeone, è rimasta debole, timida, paurosa di perdere il proprio interesse temporale : Dio li rimanda. Dio non vuole servirsi, nella Sua giustizia, che di coloro che si donano interamente a Lui. Non ci stupiamo dunque del gran numero di coloro che lo lasciano ; la verità trionfa, per piccolo che sia il numero di coloro che l’amano e gli restano affezionati. Da parte mia, non formulo che un voto : è il desiderio di San Paolo. Come figlio della Chiesa, desidero la pace della Chiesa ; come soldato di Gesù Cristo, desidero morire sotto i Suoi stendardi.
Se avete le opere di San Cipriano, leggetele, miei cari figli, è soprattutto ai primi secoli della Chiesa che occorre risalire per trovare degli esempi degni di servirci da modelli. É nei libri santi e in quelli dei primi difensori della Fede che bisogna formarsi un’idea precisa dell’oggetto del martirio e della confessione del Nome di Gesù Cristo : sono la verità e la giustizia, sono gli oggetti augusti, eterni, immutabili della Fede che occorre confessare. É il Vangelo, perchè le istruzioni umane, quali che esse siano, sono variabili e temporanee ; ma il Vangelo e la legge di Dio sono inerenti all’eternità. É meditando questa distinzione che vedrete chiaramente che cosa è di Dio e che cosa di Cesare, poichè, ad esempio di Gesù Cristo, dovete rendere con rispetto, all’uno e all’altro, quel che dovete loro.
Tutte le chiese e tutti i secoli sono d’accordo : non ci può essere nulla di così santo e di così glorioso che confessare il Nome di Gesù Cristo. Ma ricordate, figli miei, che per confessarlo in modo degno della corona che desideriamo, è nel tempo in cui maggiormente soffriamo, che occorre mostrare una maggiore santità. Non si trova nulla di così bello che queste parole di San Cipriano allorchè loda tutte le virtù cristiane nei confessori di Gesù Cristo : "Avete sempre osservato, dice loro, il comandamento del Signore con un vigore degno della vostra fermezza ; avete conservato la semplicità, l’innocenza, la carità, la concordia, la modestia e l’umiltà; avete compiuto il vostro ministero con gran cura ed esattezza ; avete fatto comparire della vigilanza per aiutare coloro che avevano bisogno d’aiuto ; della compassione per i poveri ; della costanza nel difendere la virtù, del coraggio per mantenere la severità della disciplina, ed affinchè non mancasse nulla a questi grandi esempi di virtù che avete dati, ecco che per una confessione della Fede e delle sofferenze generose, animate altamente i vostri fratelli al martirio e tracciate loro il cammino". Spero, miei cari figli, che anche se Dio non vi chiama al martirio, nè ad alcuna confessione dolorosa del Suo Nome, di potervi un giorno parlare come Egli parlò ai confessori della Fede Celerino ed Aurelio, e lodare in voi più la vostra umiltà che la costanza, e glorificarvi più per la santità dei vostri costumi che per le vostre pene e le vostre piaghe.
Nell’attesa di quel felice momento, profittate dei miei consigli e sostenetevi da voi stessi col mio esempio. Dio vegli su di voi. La nostra speranza è fondata ; essa ci mostra o la persecuzione che finisce o la persecuzione che ci corona. Nell’alternativa dell’una o dell’altra, vedo il compimento del nostro destino. Che la volontà di Dio sia fatta, poichè in qualunque modo ci liberi, le Sue misericordie eterne si spandono su di noi.
Termino, miei cari figli, abbracciandovi e pregando Dio per voi ; pregatelo per me e ricevete la mia paterna benedizione, come pegno della mia tenerezza per voi, della mia Fede e della mia rassegnazione sincera a non avere altra volontà che quella di Dio.
DEMARIS.
MONSIGNOR DE MARBOEUF, ARCIVESCOVO LEGITTIMO DI LIONE, scriveva, dal fondo dell’esilio, ai fedeli della sua diocesi, riguardo alla privazione dei soccorsi religiosi :
Basse-Saxe, 6 dicembre 1796.
« MIEI CARISSIMI FRATELLI, Se l’afflizione di questi tempi vi priva dell’assistere al Santo Sacrificio della messa e del partecipare così sovente quanto lo desiderate ai santi misteri, non abbiate alcuna paura e non vi scoraggiate affatto per quello; non perderete nulla. Dio vedrà con compiacenza che, malgrado queste privazioni, conservate nel cuore la confidenza e la fedeltà che gli dovete ; Egli ascolterà le vostre preghiere domestiche ed i voti che formulerete per il ristabilimento del Suo culto ; ne sarà toccato e, attendendo i momenti stabiliti dalla Sua saggezza per far brilare su di noi dei giorni più sereni, Egli stesso vi terrà luogo di pastore, di guida, di sostegno ; spanderà nelle vostre anime una misura abbondante di grazie, di forza, di costanza per mettervi in condizioni di resistere a tutte le tentazioni del nemico, e, nel tempo della più grande penuria dei soccorsi esterni della religione, vi farà raccogliere interiormente dei tesori di benedizioni. Restate dunque senza inquietudine nell’ovile d’un sì buon padrone ; invocatelo con confidenza in tutte le vostre necessità e siate certi che il nutrimento spirituale di cui potete aver bisogno, trovandovi in tale situazione, non vi mancherà mai. Lo riceverete direttamente dalla mano di Dio, quando il tempo di afflizione vi privasse dell’uso dei mezzi che Egli ha stabilito perché fossero i canali della sua grazia. ».
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